Le vicende di Villa d'Este non terminarono
nel 1572 con la morte del suo fondatore. Ippolito
II, prima di morire, aveva infatti disposto per testamento
che la Villa divenisse proprietà dei Cardinali di Casa d'Este.
Gli successe perciò suo nipote, il Cardinale Luigi (figlio di suo fratello, il duca di Ferrara, Ercole II d'Este), dal 1572 al
1586. A Luigi subentrò il cugino (figlio di Alfonso d'Este di Montecchio, fratello di Ippolito II e Ercole II), il Cardinale Alessandro d'Este, fino
al 1624, anno della sua morte. Entrambi arricchirono la Villa di nuove fontane con
il concorso dei migliori artisti del loro tempo. Particolarmente
notevole fu l'apporto di Gian Lorenzo Bernini, sotto il cardinale
Alessandro d'Este il quale si servì della supervisione di
architetti del calibro di Carlo Maderno.
Il segretario di Alessandro, il letterato Agostino Mascardi, iniziò anche a scrivere un poemetto fantastico, il Tiburno, per celebrare la fondazione della città di Tivoli, la casata e la sfarzosità della villa. Purtroppo l'opera non fu mai terminata.
Nel 1621 Alessandro d'Este, manifestando lo stato di abbandono della villa da parte della Camera Apostolica, riuscì ad ottenerne il possesso in perpetuo alla casa d'Este, ma dovette cedere in cambio la villa del Quirinale.
Con la morte nel 1694 di Francesco II d'Este (figlio di Alfonso IV d'Este), la villa passò a suo zio, il Cardinale Rinaldo d'Este (1655-1737) che, con il matrimonio con Carlotta Felicita Brunswich-Luneburg, assunse il titolo di Rinaldo III, duca di Modena e Reggio.
Purtroppo la villa iniziò ad essere trascurata, i lavori di manutenzione divennero sempre più rari e la situazione non migliorò quando a Rinaldo successe il figlio Francesco III (1698-1780).
Grazie ad una lettera del 1736 scritta da Settimio Bulgarini, gentiluomo di Tivoli e guardarobiere della villa d'Este al rappresentante della casa Este a Roma, abbiamo un riscontro sullo stato di abbandono della villa: "La villa si mantiene gratie a Dio nelle fontane e si augumenta sempre più nelle verdure disposte a spaglieroni.".
Da ulteriori lettere scritte nel 1758 dalla moglie del Bulgarini e dal fratello di quest'ultima, Stefano Antonio Petrucci, divenuto nel frattempo amministratore dopo la morte del Bulgarini, si apprende che le sole spese di manutenzione furono quelle relative al tetto del Palazzo della villa. Incominciarono allora le trattative per una vendita della villa, ma nell'estate del 1760 fu affittata
all'Abate di Saint-Non (che ospitò il pittore Fragonard, autore di molti quadri raffiguranti le famose fontane). Secondo quanto riferisce il Sebastiani in "Viaggio a Tivoli antichissima città latino-sabina fatto nel 1825", il figlio di Francesco III, Ercole Rinaldo III, addirittura spogliò la villa di molte delle statue che la ornavano per portarle nella sua dimora a Roma. Fra queste il celebre Fauno in marmo rosso antico, proveniente inizialmente da Villa Adriana e oggi visibile nei musei capitolini.
Lo stesso Sebastiani riporta come "i piani del palazzo, ove regnò tanto tempo lo splendore, l'opulenza, e la magnificenza di una corte, qual fu quella del card. Ippolito, e che egli stesso chiamò albergo degno di qualunque gran Principe, ora sono disabitati affatto, e spogliati d'ogni abbellimento. Le condutture delle acque ... malgrado gli sforzi, e le cure laudevoli del custode, ora sono o mutilate, o perdute in più luoghi; ed in fine le grandi ajuole de' giardini, sono addivenute vivaj di ulivi, e vile semenzajo d'ortaggi."
La villa rimase in possesso della famiglia Este Asburgo (il cui ramo iniziò con il matrimonio di Ferdinando Carlo, figlio dell'imperatrice Maria Teresa, con la principessa Maria Beatrice Ricciarda, figlia del duca Ercole Rinaldo III, figlio di Francesco III d'Este) fino al 1918, quando passò allo Stato Italiano, che la ripristinò integralmente. Sotto gli Este Asburgo, infatti Villa d'Este aveva continuato il suo lungo periodo di squallido abbandono, causa l'onerosa manutenzione, sia sotto Francesco IV (1779-1846, figlio di Ferdinando Carlo) sia sotto suo figlio Francesco V (1819-1875). Danni irreparabili furono tuttavia scongiurati grazie al cardinale Gustav von Hohenlohe (a cui nel 1851 fu affidata in enfiteusi la villa, in cambio delle opere di manutenzione, fino alla sua morte, avvenuta nel 1896), che eseguì alcune opere di restauro.
Quest'ultimo, nominato cardinale nel 1866 da Papa Pio IX, fece di Villa d'Este un centro cosmopolita di vita culturale, spesso visitato dal pontefice, da cardinali, regnanti, uomini politici, artisti, letterati e musicisti, fra cui il celebre compositore Listz che qui vi soggiornò a più riprese fra il 1865 ed il 1885, scrivendo diversi capolavori tra i quali Giochi d'acqua a Villa d'Este.
Oltre ai lavori del 1918, un'altra serie di restauri fu invece eseguita nel secondo dopoguerra per riparare i danni fatti dalle bombe cadute sul complesso durante l'ultimo conflitto mondiale.
Dal 2001 Villa d'Este è stata inserita nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco.
Si è realizzato ultimamente
il progetto di illuminazione notturna della Villa
adottando criteri idonei alla salvaguardia dei secolari cipressi
che invece in una precedente simile esperienza avevano riportato
notevoli danni. Anche le acque dell'Aniene sono state bonificate
grazie ad un intervento abbastanza recente per scongiurare
che l'acqua vaporizzata negli zampilli non più pura come un
tempo fosse dannosa alla salute dei visitatori.
Oggi c'è il progetto di riaprire il
vecchio ingresso di Via
del Colle così da restituire al visitatore quello che
sarebbe stato il colpo d'occhio di colui che entrava nella
Villa ai tempi del Cardinale Ippolito II.
Dalle parole del Sebastiani possiamo sottolineare la grandiosità della vista: "L'ingresso ti sorprende!Un lunghissimo viale aperto nel declivio di un colle, fiancheggiato da pini, e da cipressi di circa tre secoli, ornato da più fontane in diverse foggie, ed altezze, e da serie interminabile di scalèe, e chiuso in fondo dal palagio, che mostra la fronte primaria abbellita da doppio ordine di loggie, presenta allo sguardo una prospettiva, che ti diletta, ti muove, t'incanta!"
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