La chiesa di S.Nicola

L'elegante facciata in mattoni è strutturata con un'edicola centrale coronata dal frontone, e due ali laterali unite all'edicola con raccordi "a corda molle", presenti in molte chiese progettate da architetti affermati come lo stesso Vignola e Martino Longhi il Vecchio.
Nel prospetto è applicato il cosiddetto "ordine a fasce": gli elementi verticali e orizzontali non sono conformati come classiche paraste con trabeazione, ma come fasce lisce, prive di capitello e modanature.
Questo modo sintetico di definire le superfici fece la sua comparsa a Roma negli anni '20 (Palazzo Maccarani, opera di Giulio Romano) ed ebbe grande fortuna nei decenni successivi, sia nell'architettura sacra che in quella civile, continuando ad essere applicato anche nei due secoli a venire. Coeve al S. Nicola sono, solo per citare alcuni esempi, opere di Giacomo della Porta quali i prospetti absidali di S. Maria ai Monti (iniziata nel 1580) e di S. Maria della Consolazione (1583) e gran parte delle superfici esterne di S. Paolo alle Tre Fontane (1599).


Ingrandisce foto Pianta della Chiesa di S.Nicola

Lo stesso Mascarino aveva utilizzato l'ordine a fasce in altre sue creazioni, come nel prospetto laterale di S. Salvatore in Lauro e nella torre del palazzo del Quirinale. La doppia sporgenza delle fasce, che compongono l'edicola, conferisce grande importanza all'asse del prospetto, lungo il quale sono collocati gli elementi lapidei: il bel portale, l'epigrafe commemorativa, l'enorme stemma di Antonio Migliori e, nel timpano, la croce di Lorena dell'ospedale di S. Spirito.
Questa composizione centralizzata preannuncia schemi progettuali secenteschi, a partire dalla facciata di S. Susanna a Roma, di Carlo Maderno (1603), ricordata come "il primo esempio pienamente realizzato di architettura barocca" (Norberg-Schulz).

Il S. Nicola presenta, in sintesi, caratteri tipici della miglior produzione architettonica romana della fine del secolo XVI, non privi di anticipazioni a tendenze che troveranno la piena affermazione nei primi vent'anni del secolo successivo.
La conoscenza di questa chiesetta sconsacrata aggiunge un nuovo tassello alla storia architettonica di Tivoli nel XVI secolo, dominata dalla fabbrica della celeberrima villa estense, ma in cui non vanno dimenticati episodi architettonici meno conosciuti che, come in questo caso, raggiungono alti livelli qualitativi.

Per chi volesse avere maggiori informazioni e approfondire meglio la conoscenza sulla Chiesa di San Nicola a Tivoli, invitiamo a leggere il saggio "Ottaviano Mascarino a Tivoli: la chiesa di San Nicola" di Marco Pistolesi (pubblicato anche sul sito ArcHistoR - Architettura storia restauro) del quale, nel presente articolo, è stato fatto un breve sunto.

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