Il manto antico di velluto della macchina processionale

Se la macchina processionale del SS.Salvatore grazie ai restauri oggi può ancora essere portata in corteo in occasione dell'Inchinata, non è così del vecchio manto di velluto rosso che nel 1613 l'associata alla confraternita, Orsola Coccanari, una devota tiburtina donò al Santissimo per coprine la macchina. Essendosi ormai deteriorato, nel 1983, dopo quasi quattro secoli, fu sostituito (la Confraternita del Salvatore lo custodisce accuratamente) da un altro finanziato dalla famiglia Gallotti.


Ingrandisce foto La macchina processionale

Tale bellissimo manto, progettato dal Prof. Camillo Pierattini e Adalberto Marinucci, è anch'esso di velluto purpureo. Ha al centro (ricamato in oro dall'artigianato sacro di Roma) il monogramma di S.Bernardino da Siena; il Santo soggiornò a Tivoli e tanta devozione suscitò presso le famiglie tiburtine per cui esse sulle facciate delle loro case in segno di protezione ne riprodussero l'anagramma. Sul manto esso è invece un po' modificato essendo sormontato da una corona ducale delimitata da pietre dure azzurre e rosse ed essendo racchiuso tra due piccoli rametti di ulivo (simbolo di pace).

La perfetta conservazione del Trittico è dovuta ad una serie di interventi importanti. In primo luogo il fatto di essere conservato sempre nella seconda cappella a sinistra della Cattedrale ma in una teca, finanziata dal Comune di Tivoli, per ottenere un microclima controllato e purificato affinché l'argento della lamina non si ossidi.
Il secondo è la serie di restauri compiuti sull'opera, l'ultimo dei quali, avvenuto nel periodo 1994-1996 a cura della Sovrintendenza per i Beni artistici e storici di Roma. Tale intervento ha permesso di rimuovere i sali di rame ed i solfuri d'argento che minacciavano seriamente il Trittico. L'ENEA ha realizzato indagini mediante la Fluorescenza X, la Microscopia Elettronica a Scansione e la Diffrazione X il che ha permesso di avere molte notizie sull'opera e sul suo stato di salute. Quanto tempo è passato da quanto il Wilpert, studioso medievale, durante il restauro del 1909 potè per primo vedere il dipinto che si trova sotto la lamina! I mezzi moderni oltre a dare molte risposte ai misteri che avvolgono i gioielli d'arte ne permettono una conservazione perfetta atta a consegnarli alla visione di generazioni future.

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