Il gruppo ligneo raffigurante la Deposizione di Cristo è un'opera in massello; di grandissimo pregio appartiene alla scultura romana del XII - XIII sec, testimonianza del momento di trapasso dal romanico al gotico. Fu realizzato in un arco di tempo che va dal 1220 al 1230 . In tale periodo vennero creati vari esemplari di questa tipologia, probabilmente ad opera di un laboratorio nato all'ombra di un monastero. L'idea di proporre il tema del "Mistero della Passione di Cristo" come soggetto scultoreo dovette venire agli artisti guardando alle sacre rappresentazioni che erano molto in voga già a partire dal XII sec. e delle quali a Tivoli si conserva traccia ancora oggi nell'ambito delle manifestazioni popolari del Venerdì Santo.
La derivazione del gruppo da un ambito monastico, in particolare cistercense, è la più plausibile ed è supportata dal fatto che furono proprio i monaci di San Bernardo da Chiaravalle a riportare in voga, tra la metà del XII sec. e quella del XIII, la devozione al "Mistero della Croce". Nell'ambito del movimento culturale cistercense si diffuse l'uso del legno in scultura per ottenere una forte razionalità delle forme: sono i primi rapporti con l'arte gotica d'oltralpe.
Il gruppo è composto da sei statue a tutto tondo ed a grandezza leggermente superiore a quella naturale: a sinistra la Madonna, avvolta in un lungo manto, e Giuseppe d' Arimatea, vestito con una corta tunica, al centro Cristo schiodato, in alto un Angelo in volo, a destra Nicodemo e S.Giovanni Evangelista che stanno per ricevere tra le braccia il corpo di Gesù . Alle spalle del Salvatore una croce, ricavata da assi scorniciate, che apre le ampie braccia e domina la scena. Forse in origine c'era un secondo Angelo posto per simmetria sull'altro lato in alto. Centralissimo il Cristo, alto 1,80 m., è rappresentato barbato, con il capo piegato in avanti e sull'omero destro e con le braccia aperte con un angolo di 80°. Ha la testa cinta da una corona di spine composta di corda attorcigliata. Gesù viene calato ed accompagnato in basso da Giuseppe e Nicodemo che appaiono tutti intenti con il viso levato a sorvegliare il movimento.
Giuseppe con le mani sostiene con delicatezza le ginocchia
del Cristo mentre Nicodemo ha il piede sinistro posato
sul primo piolo della scaletta appoggiata alla croce ed
è atteggiato come chi manovra i due capi della
fune a cui è calato il Corpo irrigidito per calarlo
lentamente a terra.
La fune, che sosteneva il Cristo passando
intorno al petto e sotto le ascelle, è andata perduta.
Le figure della Madonna e di S.Giovanni risentono ancora
dello stile bizantino.
Entrambi hanno braccia e mani un po' sollevate verso Gesù; probabilmente in passato erano disposti in maniera diversa essendo stati concepiti dall'artista nell'atto di reggere le braccia aperte del Cristo morto al momento della deposizione. Tutti e quattro i personaggi parteciperebbero alla deposizione; anche l'Angelo sembra librato in volo per offrire un eventuale aiuto dall'alto alla sacra impresa. La sobrietà delle linee e l'espressione dei volti rappresentano la fede e la sofferenza del periodo in cui quest'opera venne alla luce.
Al 1568 risale la menzione
più antica del gruppo: il vescovo Croce in occasione
della sua visita pastorale ricorda la Cappella del Crocifisso,
dove il gruppo allora era sistemato. Poi l'annalista tiburtino
Zappi informa che il gruppo era esposto nella chiesa di S.Pietro
Maggiore. Nel 1611 lo storico tiburtino A. Del Re sostiene
che esso era un dono dei romani per cui, se fosse vero, sarebbe
opera di un'artista di scuola romana operante nei sec. XII-XIII.
Il Lolli attesta che nel 1641 da S.Pietro maggiore fu trasportato
per ordine del Card. Giulio Roma nella Cattedrale di S.Lorenzo
da poco ricostruita e fu sistemato nella prima cappella a
destra dell'ingresso della Cattedrale ora dedicata alla Passione
del Signore ed alla Vergine Addolorata. Nel 1815 il gruppo
fu sottoposto a restauri e a nuova coloritura.
Nel corso del
XX secolo in seguito ad altri restauri furono tolti diadema
e corone di spine che ornavano il capo del Cristo, un secondo
intervento sull'opera avvenne durante la 2° guerra mondiale.
Nulla si sa circa l'esistenza di statue delle Marie ma il
confronto con altri lavori artistici simili le escluderebbero.
Si narra che il gruppo ligneo (cedro del Libano) sia stato
portato da cammelli sopra di un carro; sembra che gli animali
giunti davanti alla chiesa si siano inginocchiati miracolosamente
e non abbiano voluto più andare avanti.
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