Nel suo “Viaggio pittorico antiquario da Roma a Tivoli e Subiaco” Fabio Gori così descrive la sua visita al caratteristico paese di Saracinesco.
"Se aver brami di questo Castello la descrizione, figurati il rotondo cucuzzolo di montagna altissima occupato da meschine casupole divise da pochi vicoletti, non già selciati, ma irti di scogli che all'estremità del caseggiato intorno sbalzano quasi muraglioni in orride punte. Sopraccapo al paese stanno i ruderi della Fortezza, la quale dovea somigliare allo spettro d'enorme gigante dal più alto monte disceso a balestrare le soggiacenti rocche. Al mezzogiorno dà la vista per le romane pianure fino al mare, la qual estensione orlato di argento somiglia a un verde tappeto; dagli altri lati diramano gli Appennini. Di bella carnagione, di statura elevata e di occhi vivacissimi i Terrazzani palesano l'origine saracena per vari cognomi di famiglie, quali sono Morgutte, Morgante, Almansor.
Si direbbe che i Barbari loro antenati, costretti o ad abbracciar la nostra Fede o ad emigrar dall'Italia, giurassero di non meschiare il sangue se non con persone di araba origine, poiché difficilmente i Discendenti con gente diversa contraggono matrimonio. Si considerano tutti come fratelli; guai al Forestiero che ad uno di loro torcesse un capello: a bersaglio de' sassi porrebbe la testa.
La Tradizione dice fabbricato questo Castello dalle bande di Almonte dopo la sconfitta qui radunate. Una lapide che vedremo in Subiaco, nomina Saraciniscum tra le possidenze del Monastero di S. Scolastica che si stendeano fino alla Massa Apollonia. Il ms., al P. Kircher mostrato in Castel Madama, fa comprendere che nel secolo XIII Saracinesco stava in questo medesimo luogo. Al contrario gli Storici Tiburtini riferiscono che ai Barbari sfuggiti alla strage recata loro dalle Truppe di Giovanni Papa X circa il 915, fu dato il permesso di erigersi un Castello che ancora si vede ed ha nome Castellaccio distante alcune miglia all'ovest da Tivoli.
Là rimasero sino al 1391, allorquando il Comune di Tivoli venduto il Castello a Iacopo ed Antonio Coccanari, gli abitanti, non si sa bene il motivo, nottetempo con tutti i beni mobili e semoventi improvvisamente lo evacuarono, e valicato il fiume, costrussero il presente Castello. Queste due sentenze che io pel primo fo notare, come possono conciliarsi?
Ho sentito oggi descrivere una Grotta, la quale cominci da questa montagna, sotto il fiume risuoni al rumore delle acque che trapelando vi formano un laghetto, sotto la strada rotabile presso S. Cosimato rimbombi al transito de' carri e cavalli, e sbocchi sul fosso di Cantalupo. Dicono che primieramente la scavasse Almonte onde prendere alle spalle lo esercito imperiale, poi lo invadessero gli spiriti. Il Contadino che mi ha raccontato questa frottola, mi ha giurato che vi ha un portone di ferro a guardia di ricchissimo tesoro. Pensa se il racconto abbia destata la mia curiosità. E lasciata da parte la superstizione del tesoro, io credo che se scoprir si potesse tale grotta, sarebbe certo una delle più lunghe e forse la più bella d'Europa. Tornato appena a Vicovaro, ti scriverò il risultato delle mie ricerche”.
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