Etimologicamente il nome del paese deriva dalla pianta del sambuco che in tempi lontani cresceva qui rigoglioso ed in grande quantità e che veniva e viene sfruttato per le sue qualità curative nella stitichezza, nella ritenzione idrica e nelle emorroidi e per aromatizzare i liquori. Anche nel caso di Sambuci il suo originario insediamento, come avvenne per altri paesi della Valle dell’Aniene, è strettamente legato alla potente Abbazia benedettina sublacense. Il nome di Sambuci infatti viene citato per la prima volta nel Generale Privilegio, databile tra l’858 e l'867; in tale documento l’allora abate sublacense, Leone, si vedeva riconosciuti dal pontefice in carica Nicolò I tutti i beni immobili del monastero tra cui “Sambuci, cum ecclesia sancti thomae in desertis posita”.
Il nome del paese è riportato anche in un altro documento del 971 in cui si attesta che il fundum per qualche tempo appartenne all’abate di San Cosma e Damiano di San Cosimato. Poi con l’avvento del Mille la vita più o meno tranquilla fu solo un ricordo perché la Valle dell’Aniene fu percorsa tra il XII ed il XIII sec. dai numerosi e diversi eserciti di volta in volta nemici del Papa (Federico Barbarossa, Corrado di Antiochia, Tivoli).
Così dovendo far fronte a tali eventi bellici si provvide ad una radicale trasformazione delle casupole originarie di Sambuci che furono ristrutturate ed assemblate in modo da creare un nucleo fortificato che col feudo annesso fu affidato al dominio della potente casa di Antiochia di cui alcuni membri furono sepolti nel casale-fortezza come una lapide, situata nell’atrio del castello, conferma. Gli Antiochia per molto tempo furono signori di Sambuci infatti in un altro documento (conservato presso gli archivi vaticani) si sancisce che nel 1466 eredi di Pietruccio di Antiochia erano i figli Giovan Francesco e Mattia. Al primo andava il castello di Sambuci, al secondo quello di Saracinesco.
Un’altra lapide, anch’essa ubicata nel castello, informa che qui fu sepolta anche la sorella di Martino V, per cui si può asserire che i Colonna (il loro stemma è anche collocato sulla facciata di un piccolo palazzo in Via dello Scontrone) furono presenti a Sambuci nei primi decenni del XV sec. anche se se ne ignora il ruolo.
Un’altra lapide, ubicata però in uno dei chiostri del monastero di S.Scolastica a Subiaco e datata 1502, informa che Sambuci nel 1501 era tornato in possesso dell’abazia sublacense. Grazie al benestare pontificio Sambuci a partire dal Cinquecento fu di volta in volta sottoposto al dominio di numerose famiglie nobili laziali. Tra queste occorre ricordare anche i Conti Mereri, dichiarati eredi da Maria di Antiochia, figlia di Giovan Francesco. Al termine però del XVI sec. la Sacra Rota decise di far passare il feudo ed il castello dai Mereri sotto il controllo degli Zambeccari, signori di Arsoli. Successivamente lo Stato Pontificio affidò, inizio XVII sec., agli Astalli il feudo sambuciano. Costoro erano una famiglia nobile romana e per circa 150 anni governarono col titolo di marchesi il piccolo paese.
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