In essa, che ha le
dimensioni cm.300 x180, è ritratta, seduta tra
le nuvole, la Madonna con in braccio il Bambino che sembra
accogliere dalla ciotola, che
la Vergine porta in mano, l'anima di un appartenente alla famiglia tiburtina dei Santacroce
che avrebbero commissionato il dipinto (a questa famiglia
infatti appartiene lo stemma che è collocato nella
parte bassa). S.Francesco, S.Giuseppe e S.Carlo Borromeo sono
sulla sinistra della tela mentre sulla destra trovano posto
le beate Anna, Barbara, Vittoria ed Elisabetta. Nella cappella
di destra troneggia un crocifisso del XVIII sec. realizzato
in legno al di sotto del quale c'è un dipinto novecentesco
in cui a mezzo busto è ritratto S.Clemente Hobfauer
(che visse nel santuario per qualche tempo) che appare vestito
con l'abito talare e sembra indicare con la mano sinistra
il quadro della Vergine di Quintiliolo situato nell'abside.
Sull'altare
maggiore è collocata in un riquadro dell'abside sorretta
da angeli librati in volo l'icona veneranda della Vergine
di Quintiliolo, restaurata nel 1916 dal prof. De Prai. La
Madonna appare seduta su uno sgabello-trono e seduto sul suo
ginocchio destro è raffigurato Gesù Bambino
su cui la Vergine tiene posata la mano sinistra (quasi a proteggerlo)
mentre con la destra stringe un giglio e Glielo addita. Chiaramente
il modello è l'Holdighitria.
Il Bambino porta un libro nella mano destra e benedice con
la sinistra. La testa della Vergine, intorno a cui è
dipinta l'aureola, reca una palla di color turchino con
il bordo bianco. La sua veste è rossa e su di essa
è posata una stola marrone con motivi floreali
e cruciformi.
L'artista ha ritratto in basso i due committenti della
tavola: uno,piuttosto giovane, sfiora delicatamente il
piede della Vergine mentre l'altro, una donna avanti con
gli anni, La prega con le mani congiunte.
Si ignorano i nomi dei committenti e dell'autore dell'icona
che sembra databile per il Silla Rosa De Angelis all'inizio-prima
metà del XIII sec.; per Vincenzo Pacifici alla metà
del XIII sec. e di derivazione iconografica sublacense per
la presenza del fiore; per il Valle alla fine del XIII sec.
ritenendolo realizzazione di un artista tiburtino seguace
della scuola ormai superata bizantineggiante. Renzo Mosti
infine è dell'opinione del S.R. De Angelis. A questo
proposito non si può non ricordare che poco distante
dal santuario quasi vicino al ponte dell'Acquoria è
un'edicola detta della Madonna del Giglio, a riprova che il
culto per tale immagine della Madonna recante il Bambino ed
un giglio, di importazione benedettina di Subiaco, era molto
diffuso.
La pianta della chiesa è a croce latina; la copertura
é a botte nel cui centro sono situati due archi ogivali.
Tre grandi finestroni (uno sulla facciata e due sulle pareti
laterali sovrastanti le due cappelle) illuminano l'interno.
In seguito all'incendio doloso del 1992 sono andati perduti
il portale di legno intarsiato, l'organo, il coro, i piccoli
quadri della Via Crucis, gli stucchi. Il portale attuale in
bronzo è opera del Robazza. L'associazione "Amici
di Quintiliolo" ha provveduto (e provvede) dal 1995,
anno in cui è nata, a collaborare per superare alla
grande tutte le difficoltà che il santuario ha incontrato
ed incontra. Tre sono le confraternite che alimentano il culto
della Vergine di Quintiliolo: quella della Visitazione, la
seconda dei 30 Devoti, la terza dell'Arte Agraria.