Santuario di Santa Maria dell'Acquasanta

Il santuario di Santa Maria dell'Acquasanta o dell'Acqua Santa (denominata nel corso dei secoli anche come Santa Maria dell'Orto, Santa Maria d'Ammonte o anche Madonna del Sasso) è il più antico luogo di culto mariano della città di Marino. Attualmente fa parte della parrocchia della basilica di San Barnaba. È situato nel quartiere Acquasanta fuori dalla cerchia muraria basso-medioevale ed è costituito dalla torre, parzialmente ricavata scavando nel peperino e risalente al XIII secolo, e da una costruzione finanziata nel 1819 da Francesco Fumasoni-Biondi (come si legge sulla trabeazione della facciata): un pronao esterno in peperino che costituisce l'odierna facciata, su progetto dell'architetto Matteo Lovati. La sua edificazione originaria è databile intorno al 1270 anche se probabilmente la venerazione dell'immagine risale a molto tempo prima.
La tradizione popolare attribuisce attorno al VI secolo la realizzazione dell'immagine della Madonna che invece fu forse fatta tra il IV ed il IX secolo. Lo attestano le modalità di realizzazione rilevate dall'ultimo restauro del dipinto e le sue misure calcolabili in piedi romani. È certo che l'immagine venne ridipinta tra il XII ed il XIV secolo e parzialmente rimaneggiata prima intorno al XVI secolo e poi nel XVIII secolo per adattare l'orientamento dell'immagine con quello dell'altare. Si ipotizza che inizialmente l'immagine era collocata in un'edicola stradale all'aperto, lungo la strada pubblica che andava a Castel Gandolfo ed Albano Laziale (oggi via Antonio Fratti).

Madonna dell'Acquasanta a Marino
Ingrandisce foto Madonna dell'Acquasanta a Marino

Nell'estate 1260 o comunque agli inizi degli anni Settanta del XIII sec, San Bonaventura da Bagnoregio, cardinale vescovo della diocesi suburbicaria di Albano dal 1270 al 1274, fece visita a questa edicola davanti a cui si raccolse in preghiera avendo poi l'ispirazione di fondare l'arciconfraternita del Gonfalone di Marino. Molti sono i miracoli legati a questa immagine; il primo vide protagonista un uomo che, mentre si recava a cavallo sulla via Maremmana Inferiore in direzione di Castel Gandolfo ed Albano Laziale, perse il controllo dell'animale nei tornanti della strada rischiando di cadere nel precipizio, ma la Madonna lo salvò. A questo si aggiunsero altri miracoli tra cui a fine XIX secolo quello legato all'alto prelato Pietro Rota, arcivescovo di Cartagine e canonico regolare della basilica di San Pietro in Vaticano a Roma, che fu salvato da una rovinosa caduta da cavallo nei sentieri a precipizio sul Lago Albano.
L'edicola stradale nel XVI secolo fu inglobata nel primo nucleo del santuario come risulta dal catasto in cui si riporta che la famiglia Colonna nel 1566 era proprietaria di un' "ecclesia" dedicata alla Madonna "loco devotissimo".

L'aspetto attuale della facciata del Santuario, come detto, risale al 1819. Il prospetto neoclassico della facciata è realizzato interamente in peperino, con un ingresso "in antis" (ovvero scandito da due colonne tuscaniche) che sorreggono un architrave modanato sostenuto da mensola che corre lungo tutto il prospetto della facciata. La cancellata in ferro battuto, che chiude il nartece all'esterno, è stata qui situata nel 1865 (ora sostituita con una vetrata).
La canonica, situata sopra la chiesa, risulta edificata nel XVVII secolo giacchè un documento attesta che nel 1682 vi risiedevano tre eremiti. I lavori dell'interno del santuario si svolsero nell'arco di tempo che va dal 1693 al 1720; nel 1759 fu realizzato l'altare rococò. L'altare maggiore, ricavato da un grande blocco di peperino (isolato probabilmente nel Settecento), custodisce l'immagine mariana incorniciata da festoni e volute di stucco, e sormontati da due timpani spezzati sui quali sono ubicate due piccoli putti; Al centro un piccolo tondo, simboleggiante Dio e lo Spirito Santo, con il sottostante Bambino Gesù rimanda alla SS.ma Trinità.

Santuario S.Maria dell'Acquasanta
Ingrandisce foto Santuario S.Maria dell'Acquasanta

L'interno del santuario è ad una navata; la sua parte destra è interamente scavata nel peperino ove si apre un taglio. Forse era un antico acquedotto che serviva la grotta vicina al santuario, che, secondo alcuni, era un santuario romano o pre-romano, collocato in prossimità del Bosco Ferentano consacrato alla divinità indigena latina Ferentina.
L'unica finestra è situata sulla parete sinistra sopra l'altare del Santissimo Crocifisso, unico altare laterale della chiesa e finanziato nel 1788 da due sacerdoti calabresi Giovanni Andrea e Nicola Fico. Sulla parete sinistra, c'è una lapide di marmo apposta dai due predetti a celebrazione della loro devozione e conseguente finanziamento per la costruzione dell'altare laterale del Santissimo Crocifisso.

Detto altare non presenta particolari notevoli di attenzione, essendo stato rimaneggiato più volte: passato all'Ordine Francescano Secolare ad esempio questo fece apporre il proprio stemma in marmo bianco su campo blu nell'ovale del timpano. Tra il 1823 ed il 1824 lo stesso canonico Fumasoni Biondi donò all'altare un crocifisso ligneo a grandezza naturale e chiese inoltre a Massimo d'Azeglio (in villeggiatura a Marino) di realizzare una cornice pittorica all'immagine sacra. Il pittore (futuro presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia) fu aiutato da due briganti rifugiatisi nel santuario per sfuggire all'arresto, godendo il luogo del diritto di asilo. Attualmente, sono andati perduti sia il crocifisso (forse trasferito prima della seconda guerra mondiale nella basilica di San Barnaba e sostituito con un crocifisso ligneo policromo ottocentesco di medie dimensioni) che l'affresco.

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