Dal Quattrocento all'Ottocento
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Nel
1373 l'abazia sublacense concesse ai Colonna i feudi di Ciciliano,
Pisoniano e S.Vito in virtù del testamento di Pietro
Colonna di Giordano, signore di Genazzano. Il papa Alessandro
VI Borgia, perseguendo la sua politica altamente nepotista
(avvantaggiare con poteri e ricchezze la propria famiglia),
confiscò il feudo in questione per favorire i propri
figli: Cesare Borgia, detto il Duca Valentino, per il quale
costruì il primo principato in Italia e Lucrezia Borgia,
l'avvelenatrice del momento capace di ogni cosa pur di togliere
di mezzo chi le dava fastidio o intralciava i suoi piani.
Centro storico di Ciciliano
Solo
quando Alessandro VI morì i Colonna rimisero le
mani sul feudo ma costoro non ebbero vita tranquilla perché,
a causa dell'imposizione del dazio sul sale e sul focatico,
entrarono in urto anche con il papa, Paolo III, al secolo
Alessandro Farnese (eletto papa alla morte di Clemente
VII). Questo dazio era un'imposta diretta che nel Medioevo gravava su ciascuna famiglia, o fuoco. Essa solitamente non variava né in ragione del numero dei componenti la famiglia né in ragione del reddito. Poteva essere sostituita con la quantità di sale che ogni famiglia doveva acquistare. Il sale era allora considerato un'importante merce oggetto di vastissimi traffici e per questo motivo organismi statali spesso ne imposero il proprio monopolio commerciale, facendo accettare un prezzo tassato e un obbligo di acquisto per tutti i sudditi (la gabella del sale, nel tardo Medioevo, divenne una delle principali fonti di reddito).
Anche
Paolo III fu un nepotista tanto che investì il proprio
figlio Pier Luigi del titolo di duca di Parma e Piacenza (1545);
al comando di ca. 10.000 uomini lo inviò contro i Colonna
ed il castello di Ciciliano che venne espugnato e le mura
distrutte. Solo nel 1550 i Colonna, grazie a Giulio III, se
lo videro restituito. Il loro possesso (durato in tutto 190
anni) però non fu lungo in quanto di lì a pochi
anni, per la precisione nel 1563, Marco Antonio Colonna, per
estinguere i debiti contratti dal padre e fornire la dote
alle sorelle mise in vendita il feudo che fu acquistato dal
principe Domenico Massimo divenendo contea.
Il Castello Theodoli
Nel
1572 fu infine acquistato da mons. Gerolamo Theodoli,
vescovo di Cadice, per la somma di 30.000 scudi romani.
Sotto i Theodoli Ciciliano progredì notevolmente:
ad esempio il 23 dicembre 1579 fu redatto uno statuto
(copia del manoscritto è custodita Presso l'Archivio
di Stato di Roma) onde fissare le norme civili e penali
per meglio amministrare la comunità.
La famiglia Theodoli, ancora attuale proprietaria del castello,
ha mantenuto i suoi diritti feudali fino al 1816. Grazie alle
ristrutturazioni apportate dai Theodoli nel corso di tanti
secoli però il maniero ha assunto l'aspetto attuale
diverso da quello che aveva un tempo sotto i Colonna.