L'ex sindaco Baisi spiega le ragioni della delibera pro Nathan

Tivoli, 2 giugno 2012

Riportiamo di seguito la replica dell'ex Sindaco Giuseppe Baisi al direttore de Il Fatto Quotidiano, Antonio Padellaro, in cui vengono riportate le motivazioni che hanno portato alla delibera di Consiglio Comunale n. 35 del 10 Luglio 2008, in cui si è adottato il piano di lottizzazione nella stesura attuale, e ribadita con delibera di Consiglio Comunale n. 74 del 6 Dicembre 2011. 

"Al Direttore de Il Fatto Quotidiano Antonio Padellaro

Egregio Direttore,
Le scrivo, innanzitutto, per ringraziarla dell'importante contributo che Lei e il suo giornale avete dato alla battaglia contro l'apertura della discarica di Corcolle a due passi dalla villa dell'imperatore Adriano.

In particolare ho molto apprezzato il suo appello al ripensamento rivolto al Presidente Monti nell'articolo del 24 maggio.

Archiviata, speriamo definitivamente, la tragica prospettiva dell'apertura della discarica, il clima è più sereno e, a questo punto, mi corre l'obbligo di scriverle in merito all'articolo del 24 aprile a firma Trocchia-Sansa dal titolo “Tivoli, colate di cemento vicino a Villa Adriana. Costruisce la famiglia Mezzaroma”.

Mi corre l'obbligo innanzitutto perchè sono stato chiamato in causa e poi perchè ritengo utile fornire qualche informazione in più a Lei e al giornale in merito ad una questione lunga mezzo secolo che non può essere analizzata in due battute né, peggio ancora, con pesanti allusioni.

Mi riferisco alle frasi “nodi da sciogliere. Anche politici” e “l'operazione è stata approvata con 12 sì su 13 votanti: favorevole il centrodestra, contrario il solo IdV (Federico Colia). Assente il centrosinistra. Già perchè l'operazione era stata avviata già dal precedente sindaco Giuseppe Baisi, PD.....”

Non mi sembra corretto confondere la continuità amministrativa fra giunte diverse con la contiguità politica.

La storia della Lottizzazione Nathan ha inizio il 23 Ottobre 1965 quando il Consiglio Comunale approvò l’originario progetto che prevedeva una cubatura di 1.000.000 di mc. proseguendo nel 1969 con il recepimento della lottizzazione nel Piano Regolatore Generale per la cubatura di 500.000 mc. Nei successivi 45 anni l’iniziativa ha avuto un percorso accidentato, caratterizzato da modifiche del progetto, da riduzione delle cubature, da interventi del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali, delle Soprintendenze e della Regione Lazio, da iniziative della Giustizia penale, da sentenze della Giustizia Amministrativa, da interventi di interdizione delle Associazioni Ambientaliste e da ripensamenti del comune, il tutto per approdare alla deliberazione di Consiglio Comunale n. 35 del 10 Luglio 2008 che ha adottato il piano di lottizzazione nella stesura attuale con la riduzione della cubatura a circa 1/5 di quella originaria. Ricordo che la delibera ebbe il voto favorevole dei gruppi del Partito Democratico, Sinistra Arcobaleno, una lista civica locale e Italia dei Valori (all'epoca favorevole, invece oggi contraria).

A conclusione del procedimento, l'ultimo atto che ha approvato definitivamente la lottizzazione è la deliberazione di Consiglio Comunale n. 74 del 6 Dicembre 2011 (con il voto favorevole di solo alcuni consiglieri della maggioranza di centrodestra, l'assenza del gruppo del PD e il voto contrario di IdV).

L’attuale progetto ha come atti presupposti, fra gli altri, le deliberazioni di Consiglio n. 68 e n. 297 del 1981 di approvazione del piano di lottizzazione e la concessione per la realizzazione delle opere di urbanizzazione del 29 Luglio 1987. Opere che, per ciò che concerne la viabilità, sono state in parte realizzate dal lottizzante e che vengono utilizzate dai cittadini da circa 25 anni.

In questo lungo lasso di tempo si sono incrociati due filoni di contenziosi giudiziari di segno opposto: da una parte i lottizzanti hanno cercato di far valere i loro diritti contro presunti comportamenti interdittivi o dilatori delle amministrazioni pubbliche vigilanti sul progetto; dall’altra parte le associazioni ambientaliste hanno cercato di far annullare l’intervento.

Nel primo filone hanno significativo rilievo:
- la sentenza del TAR n. 919/1994, confermata dal Consiglio di Stato con decisione n. 6438/2001, con cui è stata annullata la diffida del Comune per impedire il preannunciato inizio dei lavori;
- la decisione del Consiglio di Stato n. 2316/2008 che, in riforma della sentenza del TAR appellata dal privato, ha sancito la perdurante validità ed efficacia del Piano di lottizzazione la cui attuazione era stata illegittimamente sospesa dalla P.A. stabilendo l’obbligo del comune a provvedere.

Nell’altro filone vanno riportate le iniziative giudiziarie delle associazioni ambientaliste, WWF e Legambiente, entrambe non coltivate e dichiarate perente nel 2008.

Va posta in evidenza, pertanto, la significativa circostanza che la Giustizia Amministrativa, quando è stata chiamata a decidere, si è espressa a favore dei lottizzanti.

Sulla questione, comunque, si è pronunciato anche il Giudice Penale, segnatamente il G.I.P presso la Pretura di Roma, il quale, a conclusione dell’indagine del P.M. Padalino per presunta “distruzione o deturpamento di bellezze naturali” (art. 734 codice penale), nel 1992 ha disposto l’archiviazione del procedimento.

Trattandosi di un complesso intervento edilizio le pronunce del giudice hanno sicuramente rilievo, ma ben più rilevanti sono le pronunce degli organi deputati alla salvaguardia del territorio e alla tutela dei vincoli esistenti nel sito interessato. Trattasi di una lunghissima serie di pareri e nulla osta che si sono susseguiti nel tempo per migliorare la qualità dell’intervento edilizio, per ridurne la cubatura e l’impatto ambientale, per imporre aggiustamenti finalizzati a tutelare i reperti archeologici presenti nella zona, ma mai per inibire l’edificazione che più volte è stata riconosciuta legittima e confacente ai vincoli a tutela del paesaggio, dei beni archeologici e dell’ambiente.

In tale contesto, va evidenziato che la Soprintendenza Beni Archeologici ha espresso parere favorevole archeologico, la Regione Lazio ha espresso parere favorevole paesaggistico, l’Autorità di bacino del Fiume Tevere ha espresso il parere rispetto al piano di assetto idrogeologico, la Regione Lazio si è pronunciata favorevolmente in merito alla conformità urbanistica del progetto.

Assunti tutti i necessari pareri favorevoli si è potuto procedere, quindi, all’approvazione definitiva del piano di lottizzazione.

Questi sono i fatti. Da essi risulta incontrovertibilmente che gli amministratori, nell’adottare e approvare il piano di lottizzazione si sono mossi in un quadro di legalità poggiante a) sulle previsioni del Piano Regolatore Generale, che, ancorché risalente, non è un semplice disegno, ma uno strumento normativo cogente, b) sulle sentenze del Giudice Amministrativo e c) del Giudice penale nonché d) sui pareri favorevoli delle autorità poste a tutela dei vincoli archeologici, paesaggistici e ambientali.

E’ vero, comunque, che gli amministratori avrebbero potuto disattendere questo quadro di legalità e produrre interventi pirotecnici finalizzati a mandare all’aria l’intervento.

Sarebbe bastato far approvare una variante al Piano Regolatore Generale e far diventare agricolo il sito in questione. Di sicuro sarebbero fioccati gli applausi da parte di coloro che oggi strepitano contro l’intervento. Ma questo non sarebbe stato un comportamento da amministratori accorti che perseguono il pubblico interesse. In primo luogo una simile alternativa ben difficilmente avrebbe superato il vaglio del Giudice Amministrativo che di sicuro è più interessato agli strumenti urbanistici e a quelli di tutela dei vincoli piuttosto che agli applausi. In secondo luogo, essendovi a monte uno strumento urbanistico esecutivo a tutti gli effetti, un piano di lottizzazione la cui sospensione è stata dichiarata illegittima dal Consiglio di Stato e una concessione per opere di urbanizzazione già in parte realizzate, avrebbe dato modo al lottizzante di far valere una posizione giuridicamente qualificata a chiedere un devastante risarcimento danni. Di questo, tra l'altro, si era ben consapevoli in Comune, avendo ricevuto nel Marzo del 2008 una diffida con richiesta di risarcimento danni, per lucro cessante e danno emergente, di ben 198 milioni di euro (1/3 del risarcimento Mondadori).

Gli amministratori del 2008 hanno dato il loro contributo alla difesa di quella stupenda testimonianza dell'antichità che è Villa Adriana obbligando la proprietà ad una riduzione delle cubature previste dalle 233.000 della variante del 1990 alle 120.000 approvate nel 2008 (oltre a 60.000 mc “congelati” e da definire in futuro).

Risulta evidente a questo punto che “i nodi.... da sciogliere” erano davvero pochi e che la delibera approvata nel 2008 risulta essere più un atto amministrativo in gran parte vincolato che un atto politico pienamente discrezionale come invece furono le delibere degli anni 60 e l'inserimento della lottizzazione Nathan nel prg.

Per questo mi viene da pensare che è troppo facile combattere certe battaglie quando, non avendo il dovere di tutelare l’ente in cui si dispiega il proprio impegno politico-amministrativo, si sbandierano a destra e a manca ideologie o retropensieri politici.

Dott. Padellaro, la ringrazio per il tempo che ha dedicato alla lettura della presente che, lungi dal voler essere esaustiva, ha l’obiettivo di voler dare un contributo al dibattito e, se me lo permette, la pretesa che le cose complesse non si liquidino da posizioni ideologiche o con semplificazioni superficiali.

Rimanendo a disposizione per ogni chiarimento la saluto

Giuseppe Baisi

(Sindaco di Tivoli nel 2008)"

 

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