"L'iconografia medievale della Sibilla tiburtina"

Un' interessantissima conferenza accompagnerà la presentazione del volume


L'iconografia della Sibilla Tiburtina

In data venerdì 18 novembre alle ore 17,00 nell’Aula Magna del Convitto Nazionale in Piazza Garibladi a Tivoli verrà presentato, nell’ambito delle conferenze della Società Tiburtina di Storia e d’Arte, il volume “L’iconografia medievale della Sibilla Tiburtina”, con una confrenza tenuta dalla giovane autrice Arianna Pascucci, coadiuvata dal prof. Roberto Borgia. L’argomento è quanto mai attuale per il recente gemellaggio tra la città greca di Delfi e la città di Tivoli. Riportiamo l’introduzione al volume, pubblicato nella collana “Contributi alla conoscenza del patrimonio tiburtino”, edita dal Liceo Classico Statale “Amedeo di Savoia” di Tivoli: “Albunea è la figura pagana che è presente nel pantheon tiburtino con importanza inferiore soltanto ad Ercole, protettore della città, cui fu dedicato l’immenso Santuario alle falde dell’antica Tibur. Inizialmente Albunea doveva essere una ninfa delle acque con caratteri profetici, tanto da essere inserita poi nel novero delle Sibille, come Sibilla Tiburtina, ricordata da molti fonte letterarie, mentre un’importante testimonianza epigrafica parla esplicitamente di un sacerdos Albuneae (CIL XIV 4262), superando nel ricordo, a partire dalla tarda antichità e continuando nel Medioevo, tutte le antiche divinità locali. Il nome di Sibilla sarebbe stato poi conservato dagli antichi abitanti al Tempio rotondo sull’acropoli, prima che Andrea Palladio lo canonizzasse nel 1539 e per i secoli a venire come Tempio di Vesta, proprio per la sua forma circolare, simile al Tempio di Vesta presso la Bocca della Verità a Roma. L’autorità del Palladio fece passare in seconda linea la testimonianza negli stessi anni di Pirro Ligorio, l’architetto di Ippolito II d’Este, che intuì subito l’importanza di Albunea, ricordata dalla spuma dell’acqua che “rompendosi da le cadute e balzi che fa diventa tutta bianca” (Codice di Napoli, vol. 9, f. 18v), dimostrando notevole acume nel non identificare Albunea con Aquae Albulae, errore in cui caddero nei secoli successivi molti commentatori più superficiali.
Siamo perciò particolarmente lieti di ricordare Albunea/Sibilla Tiburtina pubblicando la tesi della laurea triennale in Storia dell’Arte (relatrice la chiar.ma prof.ssa Alessandra Guiglia, docente ordinario di Storia dell’Arte Medievale presso l’Università di Roma “Sapienza”) della ex alunna del nostro istituto Arianna Pascucci, che ha conseguito la maturità classica nella sessione estiva dell’anno 2005.


La Sibilla Tiburtina


La nostra ricerca di argomenti “tiburtini”, per lasciare adeguato spazio alle giovani generazioni, si è estesa perciò alle tesi di laurea aventi per oggetto aspetti e documentazioni sulla nostra città ed il lavoro di Arianna ci è parso particolarmente piacevole, sia per l’importanza dell’argomento sia per la maniera chiara, piana e nello stesso tempo esauriente nell’esaminare questa importante figura dell’antichità, i cui oracoli, che ebbero un’importanza notevolissima a partire dalla tarda antichità, continuano ancora oggi a far discutere studiosi titolati.
Naturalmente si è preferito privilegiare l’aspetto divulgativo, perciò abbiamo invitato la giovane studiosa a rivedere il suo lavoro, in vista della pubblicazione, inserendo integralmente, con relativa traduzione, i testi antichi che parlano della Sibilla Tiburtina. Spesso le testimonianze antiche vengono solo citate o riassunte in poche righe. Pensiamo invece che il testo integrale possa rivelarsi una piacevole sorpresa anche per gustare ancora la lingua greca e latina che da sempre costituiscono l’asse portante del Liceo Classico.
Un plauso doveroso perciò all’autrice, che solo dopo tre anni di università, è stata in grado di presentare un lavoro particolarmente interessante ed un sentito ringraziamento alla relatrice della tesi, la chiarissima professoressa Alessandra Guiglia, che ha seguito la fatica della giovane laureanda, fornendo un metodo di studio e di impostazione serio e rigoroso. Roberto Borgia”

 

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