Il nome del Piranesi non è tanto legato a quanto scritto sull’architettura ma alle sue “Vedute” in cui la sua grande genialità di incisore pervenne ad altezze mai raggiunte poi. In un primo tempo subì l’influsso delle vedute romane di Israel Silvestre; rimase sempre affascinato dalla pittura veneta e dal vedutismo del Canaletto e del Tiepolo; in seguito approdò ad una tecnica più decisa per cui nelle sue vedute il suo ideale archeologico si intrecciò all’ideale pittorico del Ricci, del Rosa, del Pannini che aveva inventato il “capriccio” (vale a dire collocare in un paesaggio fantastico degli edifici veri).
La Roma del XVIII secolo era tutta un fervore culturale cosmopolita in cui ci si riuniva nei caffé di Piazza di Spagna.

Tempio di Vesta
Ingrandisce foto Tempio di Vesta

La prima raccolta” Varie vedute di Roma antica e moderna” era costituita da circa novanta stampe di piccole dimensioni; una quarantina erano di altri vedutisti mentre una cinquantina erano sue; la raccolta trovò tanti ammiratori che alcuni anni dopo si provvide ad una ristampa.

Dal 1748 al 1778, anno in cui morì, incise 135 lastre su rame conosciute come “Vedute di Roma” caratterizzate dalla tecnica più personalizzata e dalla dimensione più grande non che dalla prospettiva (imparata dagli scenografi, i Bibiena) della “scena d’angolo” (usata nei trucchi teatrali per dare più profondità alla scena).

Tempio d'Ercole Vincitore
Ingrandisce foto Tempio d'Ercole Vincitore

Anche le vedute di Tivoli e di Villa Adriana fanno parte delle “Vedute di Roma”; in esse, come in quelle riproducenti i monumenti di Roma, troviamo riprodotti individui che non sono messi lì a caso ma, come attori e comparse di un teatro, colpiscono lo spettatore per la loro presenza altamente positiva e fattiva.

I compratori di queste vedute erano inizialmente i forestieri settecenteschi (soprattutto inglesi ed olandesi) che volevano riportare a casa, spendendo pochi soldi (2,5 paoli), un ricordo di ciò che avevano visto e ammirato a Roma in quanto a quel tempo si riteneva erudito solo chi aveva viaggiato all’estero ed aveva preso contatto con la cultura, l’arte, le tradizioni, la filosofia dell’Italia in particolare e del mondo latino in generale.
Le vedute del mondo classico erano ricercate da costoro perché rispondenti al vero e quindi al modo di concepire a quel tempo l’arte; invece il pubblico meno preparato, meno colto, ma certamente più numeroso preferiva le vedute contemporanee come Piazza di Spagna, Fontana di Trevi, insomma dei palazzi settecenteschi romani( a cui sono dedicate trenta lastre). Il Piranesi però, per l’influenza di Lord Charlemont, dal 1754 invertì la sua produzione e nei sei anni successivi realizzò solo due incisioni moderne contro ventotto riproducenti monumenti dell’antichità di Roma e di Tivoli in generale e di Villa Adriana in particolare( dieci vedute). Nel 1756 pubblicò più di duecento vedute riproducenti il mondo scomparso dell’antica civiltà romana e suddivise in quattro volumi; la sua fama si diffuse in tutta l’Europa tanto da essere nominato Socio onorario della Società degli archeologi londinesi. Dopo di lui il genere del “ vedutismo” fu portato avanti da altri per tutto il XIX secolo.

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