Scomparso naturalmente il tumulo di terra posto sulla sua sommità, il visitatore si trova davanti ad un monumento imponente a pianta circolare. In alto si osserva una magnifica trabeazione con fregio dorico composto da metope decorate a rilievo e triglifi. In media il fregio ha un’altezza di 70 cm. Il triglifo è costituito da tre grifli (scanalature) terminanti in basso con gocciole. Le metope sono invece quadrate e presentano una cornice racchiudente ognuna un motivo simbolico in rilievo (il fascio di giavellotti, la corona murale, gli schinieri incrociati, l’elmo con gladio ecc.).

Statua di Munazio Planco
Si sono conservate ben 108 delle 120 metope originarie. Sull’unica porta d’accesso, che permette di raggiungere l’interno, è collocata una lapide che reca un’iscrizione in latino; tradotta suona così “Lucius Munatius di Lucius figlio, di Lucius Nipote, di Lucius Pronipote Plancus, Console, Censore, Imperator due volte. Tra i sette epulones, trionfò sui Reti. Il tempio di Saturno fece a proprie spese. Distribuì in Italia le terre di Benevento. Condusse nella Gallia le colonie di Lugdnum e di Raurica”.
Nel corso dei secoli il mausoleo fu utilizzato diversamente. Fu torre di avvistamento; poi stazione telegrafica nel Regno delle Due Sicilie durante il XIX sec. Alla fine dell’Ottocento (precisamente nel 1885) fu dalla Marina militare adibito a faro. Quindi divenne postazione antiaerea dopo il 1930. Subì dei danneggiamenti in seguito ai bombardamenti che colpirono Gaeta durante il secondo conflitto mondiale. Restaurato è oggi aperto al pubblico.