Quando Tivoli illuminò Roma
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Con l'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, dei maggiori Enti pubblici e privati del settore elettrico, delle principali istituzioni pubbliche, il 4 luglio 2002 sono stati celebrati i 110 anni di quella che l'enciclopedia Treccani definisce la realizzazione più importante del mondo: l'accensione della prima lampadina grazie alla corrente elettrica alternata lanciata a distanza. Spetta a Tivoli questo record mondiale. Fu infatti la centrale tiburtina dell'Acquoria il 4 luglio 1892 a illuminare quella che storicamente in passato era stata la sua acerrima nemica: Roma. Prima di allora infatti l'energia elettrica continua, prodotta con il carbone (nello specifico nella centrale di Via dei Cerchi a Roma), poteva essere inviata solo in un raggio di poche centinaia di metri. Ora invece l'energia elettrica alternata, grazie alla linea ellettrica Tivoli- Roma lunga ben 28 km, riuscì ad essere trasferita a una trentina di chilometri (notevole distanza per quei tempi). "Roma per la prima volta nel mondo accolse qui da Tivoli, e trasformò in luce ed energia, corrente elettrica alternata lanciata a distanza. S.P.Q.R. Nel XL anniversario a memoria pose 1932-XI". Questo il testo inciso su una lapide commemorativa situata nel Viale del Policlinico n. 131, lì dove era situato il capolinea della linea. Decisivo alla realizzazione più importante del mondo, che fu ampiamente riportato su tutte le testate nazionali ed estere, fu il contributo del prof. Guglielmo Mengarini. Costui, dalle grandi capacità scientifiche e tecniche, fondò la Scuola Romana di Ingegneria Elettronica dell'Università romana de La Sapienza, la Società Anglo romana e la Ganz Company di Budapest.
Via Tecta
La centrale dell' Acquoria, che deve il suo nome alla vicina sorgente naturale, è ubicata sulla riva sinistra dell'Aniene, al di sotto il complesso archeologico del Santuario di Ercole Vincitore, tuttora in fase di restauro e quindi non aperto al grande pubblico se non nel caso di rare visite guidate mediante richiesta alla Soprintendenza Archeologica del Lazio. Antecedentemente all'attuale centrale dell' Acquoria, erano stati realizzati due modesti impianti; costruito nel 1884, il primo (località Vesta) dall'ing. Gaulard e finalizzato all'illuminazione di Tivoli mentre il secondo venne inaugurato nel 1892. Nel 1902 fu non più utilizzato l'impianto creato dalla Società Anglo Romana, istallato tra i ruderi del pagano Santuario di Ercole Vincitore, e fu al suo posto costruita la nuova centrale Acquoria, edificata al di sotto di tale complesso archeologico, situata all'imbocco della Valle dell'Inferno e ampliata nel 1920.
Essa fu alimentata dalle acque di scarico della predetta centrale Vesta, che, tramite il canale Canevari, venivano fatte confluire in un bacino pensile ricavato tra i ruderi del più volte citato sito archeologico. Tale bacino fu abbandonato nel 1993 dall'Enel proprio per far sì che il Santuario di Ercole Vincitore fosse restituito, una volta completati i restauri, ai visitatori di questa nostra straordinaria Tivoli.
A questo proposito è in atto la realizzazione di un progetto che intende attuare un percorso museale "Acquoria-Tivoli". Con la Soprintendenza archeologica del Lazio, dell'Amministrazione Comunale di Tivoli, l'Enel ha messo in campo un piano per rilanciare nel contempo l'insieme archeologico di grande rilevanza rappresentando un raro connubio di reperti della civiltà antica classica e di quella industriale. Si è così passati a recuperare la centrale dell'Acquoria, da una prima ipotesi, come struttura museale (storica Sala delle Turbine)dell'elettricità, per poi pervenire alla decisione di progettare un museo dell'archeologia classica e industriale.
Vista della grande cascata
Il piano è quello, tramite un basolato romano riportato alla luce in loco, di congiungere in una visita completa la centrale Acquoria al sovrastante Santuario pagano e da lì, a sua volta, partire alla scoperta delle bellezze artistiche, storico e paesaggistiche che Tivoli, col suo centro storico, custodisce. Al fine di raggiungere l'obiettivo, di rendere il ricco e variegato complesso archeologico più utilizzabile, conferendogli una decisiva sistemazione organica, è stato bandito un concorso internazionale. Tra gli architetti più illustri che vi partecipano, basta citare un solo nome: Renzo Piano.