In passato a Tivoli e nella Valle dell'Aniene in occasione della Pasqua le donne preparavano a casa, ma portandoli a cuocere nel forno a legna più vicino (non esistendo i forni a gas o elettrici domestici), i dolci tipici locali. Bisognava pensare a realizzare: "le pizze duci" (dolci) o "sbattute" (il pan di Spagna), quelle "lévete" o "cresciute", le uova sode (fatte cuocere insieme all'acqua con la verdura per farle colorare), "la pupazza" e "ju cavallucciu". Questi ultimi due erano dei dolci realizzati con pasta biscottata a forma la prima di bambola, il secondo di cavalluccio che venivano regalati alle bambine ed ai bambini per la merenda di Pasquetta; ambedue i dolci recavano un uovo sodo nella pancia, tenuto fermo da due cordoncini di pasta incrociati.
La pupazza aveva i seni e portava le braccia curve sui fianchi (erano le maniglie per prenderla); il cavalluccio invece aveva sul dorso una specie di maniglia per favorirne la presa. Chicchi di caffè erano messi al posto degli occhi o si ricorreva ad utilizzare dei "carbuni" per realizzare la bocca e gli occhi. Spesso le donne impastavano la pasta biscottata dandole la forma di "palombella", una colomba senza però uovo nel corpo.
Quella di realizzare la pupazza ed il cavalluccio è un’usanza antichissima che i contadini praticavano fino ad una trentina di anni fa. A Subiaco la pupazza veniva chiamata “pigna”, a Jenne invece “mammoccetta”, ad Arsoli “palombella”, a Cervara “pignatella”. Anche il cavalluccio aveva un nome o una forma diversi a seconda dei paesi della Valle dell’Aniene: ad esempio a Subiaco si definiva “ju valle” (aveva la forma di un gallo), a Jenne “cavajo”, a Cervara “ju calluzzittu” (galletto), ad Arsoli “ju cavallucciu”, a Pisoniano “j fucile” (fucile).
Jacqueline Simpson scrive che l’uovo collocato nella pancia della pupazza e del cavalluccio simboleggiava la nuova vita (tale simbologia si ritrova in Egitto, in India, in Cina tanto per citare alcuni Paesi) e per questo motivo anche il Cristianesimo lo adottò come simbolo di risurrezione di Cristo.
Tuttavia l’uovo nel ventre della pupazza aveva anche un messaggio propiziatorio: un giorno la bambina sarebbe diventata feconda ed avrebbe procreato (concomitanza della Pasqua con la rinascita della Natura). Il cavalluccio, il gallo o la lepre dato al bambino aveva anche un messaggio: esso era portatore di vita, di cibo e quindi di benessere.
Chi volesse realizzare questi antichi dolci pasquali può trovare qui la ricetta.
Chi è interessato a saperne di più può leggere "PASSATO E PRESENTE - Riti feste e tradizioni popolari nella Valle dell'Aniene" di A.Tacchia, del 1996.
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