Altri stemmi marmorei con l'aquila, le torri e il ponte sul fiume si conservano sulla porta del Colle (XIII sec.) e, in due esemplari, a Palazzo S. Bernardino (questo nella bella foto di Roberto Giagnoli, e XIV sec.). Presumibilmente nel XV sec., seguendo lo spirito umanistico, alle due parole «Libertas» e «Nobilitas», scritte sulle due torri, fu aggiunto il motto virgiliano «Tibur Superbum», inscritto sullo stemma nel parapetto dei ponti sull'Aniene. Resta da citare l'ipotesi, premesso che già l'aquila era presente nello stemma cittadino, che vuole che, dopo la concessione di Barbarossa a Ponte Lucano, i Tiburtini avrebbero aggiunto l'immagine di quel ponte con l'attigua torre, resa doppia per stilizzazione, allo stemma cittadino.
Stemma comunale del XIII sec.
Questa la concessione di Federico Barbarossa ai Tiburtini, così come essa è riportata dalle fonti (naturalmente l'originale è in lingua latina): «Federico per la grazia di Dio Imperatore dei Romani sempre Augusto, a tutti i cittadini di Tivoli la sua grazia e la sua benevolenza. Noi vogliamo che tutti voi sappiate che per la riverenza al Principe degli Apostoli, lasciamo al dilettissimo e padre nostro in Gesù Cristo Adriano Papa, la città tiburtina, salvo però in tutto il diritto imperiale. In ragione di tutto ciò dispensiamo tutti e singoli voi, cittadini di Tivoli, dalla fedeltà che poc'anzi a noi giuraste. Comandandovi ed imponendovi fin da ora che in quanto a questa parte il medesimo venerando Adriano Papa fedelmente assistiate, devotamente serviate, e come ad un vostro padrone provvediate di obbedire devotamente; sapendo voi, come già fu detto, che vi abbiamo dispensato dal giuramento di fedeltà. L'anno del Signore 1155».
Ed allora lo stemma con la sola aquila sulla Porta Romana o Maggiore o del Colle fu spostato nella facciata di una casa attigua e inserito il nuovo stemma con aquila, ponte, fiume e torri.
Lo stemma qui presentato (nella bella foto di Roberto Giagnoli) è del XIII secolo, in marmo bianco, 60 x 38 cm, si trova nel Palazzo Comunale, primo piano, atrio, sulla porta a sinistra, già sulla porta S. Croce, fu poi trasferito all'Ufficio Daziario alla Barriera Sant'Angelo e infine nel Palazzo Comunale. Sagomato in modo da formare un poligono irregolare, con i lati smussati a spigoli vivi. Esso è costituito da un'aquila coronata, che si eleva su due torri, sopra la quali si avvinghiano i suoi artigli. Le torri sono merlate e divise in due piani sui quali si aprono delle finestre monofore. Le torri sormontano un ponte, anch'esso merlato, a tre fornici, sotto cui scorre l'acqua. Tutta la superficie architettonica è incisa in modo da rilevarne il bugnato. L'oggetto di chiara produzione artigianale è stato realizzato con fattura rozza e approssimata, ma con evidenti tratti di realismo, specialmente nella resa delle due torri e del ponte, sotto il quale scorre il fiume Aniene.
(gennaio 2024)