Lascia stupiti
il “Salone del Trono” per la sua vastità e per la sua centralità; osservandolo si capisce da mille particolari il suo ruolo
di ambiente di rappresentanza. Splendido il fregio delle venti personificazioni delle Virtù che si ripropone in alto per tutta la lunghezza delle
pareti mentre la volta a padiglione presenta riquadri geometrici di varia forma in stucco. Da notare sempre sulla volta i motivi ornamentali a grottesche
(vale a dire decorazioni fantastiche con mascheroni, meduse, pesci alati, foglie, armi e simili).
Diversi gli artisti impegnati a realizzare questo splendido Salone: da Livio Agresti con i suoi collaboratori per la sistemazione pittorica, a Tivolino con altri maestri per gli stucchi, a pittori fiamminghi specializzati nei paesaggi tanto per citarne alcuni. Occorre poi osservare che nel Salone come non mai sono presenti i simboli dello stemma del cardinale (gigli, aquile, pomi) che si ritrovano anche nelle fontane ed in vari angoli del giardino.
Diversi gli artisti impegnati a realizzare questo splendido Salone: da Livio Agresti con i suoi collaboratori per la sistemazione pittorica, a Tivolino con altri maestri per gli stucchi, a pittori fiamminghi specializzati nei paesaggi tanto per citarne alcuni. Occorre poi osservare che nel Salone come non mai sono presenti i simboli dello stemma del cardinale (gigli, aquile, pomi) che si ritrovano anche nelle fontane ed in vari angoli del giardino.
Il soffitto è ripartito in quattro parti in cui sono riprodotte due vedute dell’Aniene, il tempio della Tosse ed il tempietto di Vesta mentre sulle pareti ammiriamo il ritratto di papa Giulio II (copia di Raffaello), una Sacra Famiglia, un ritratto del card. Alessandro Farnese (forse di Perin del Vaga) ed una Vergine raffigurata alla maniera di Andrea del Sarto. Dal Salone si esce sulla Loggia da cui la vista spazia sul sottostante parco, sulla campagna romana e sulle amenità tiburtine.
La successiva Sala è l’Anticamera; gli artisti che l’hanno realizzata sono gli stessi citati per il Salone. Nella volta campeggia lo stemma del cardinale; belle le grottesche e splendido il fregio costituito da sedici figure femminili che simboleggiano le Virtù. Da lasciare senza parole è il soffitto a cassettoni della stanza successiva, la “Camera da letto del cardinale”; fu realizzato nel 1569 da Giovanni da Tivoli, mentre un certo Leandro di Roma ed un certo Battista di Venezia provvidero a dipingerlo ed a dorarlo. Lo stemma cardinalizio è ancora una volta in posizione centrale mentre in altri cassettoni sono presenti aquile e rami di mele cotogne. Ritorna ancora una volta il fregio delle Virtù unitamente agli stucchi ma questa volta con colorazioni più accese. Si passa poi alla “Sala delle Arti e dei Mestieri”; qui sono stati ritratti da Emilio Notte (un pittore del Novecento) artigiani e lavoratori che
simboleggiano i mestieri. Viene quindi la “Galleria”; la sua preziosità è costituita dal pavimento originario in cotto.
L’Appartamento Vecchio o Superiore termina con la “Cappella”, affrescata tra il 1568 ed il 1572, dietro il pagamento di duecento scudi, da Federico Zuccari; si tratta di un locale rettangolare alquanto piccolo sulle cui pareti sono raffigurati Profeti e Sibille. Bello il ciclo dedicato all’esaltazione della Madonna che trova il suo apice nella volta in cui è affrescata l’Incoronazione della Vergine. L’altare è impreziosito dall'affresco raffigurante la copia della Madonna della Ghiara (eseguita a Reggio Emilia nel 1573 da Giovanni Bianchi su disegno di Lelio Orsi e resa celebre in quegli anni grazie ad un evento miracoloso avventuo nel 1596). Tale affresco è di epoca successiva agli affreschi dello Zuccari e dalle fonti storiche si apprende che in precedenza sull'altare era posto un quadro con l'Assunzione che vi rimase collocato fino al 1771.