Nel 1737 gli scavi di Villa Adriana portati avanti dal Furietti (alto prelato della corte pontificia e cardinale dal 1759) riportarono alla luce diverse opere fra cui spiccano il celebre Mosaico delle Colombe e i Centauri, entrambi custoditi ed esposti oggi ai Musei Capitolini. In un trattato dedicato al mosaico antico e moderno, pubblicato nel 1752, il Furietti celebra il mosaico delle colombe per la finezza dell'esecuzione rilevando che in poco più di due centimetri quadrati si possono contare fino a 160 tessere.
Il mosaico, di dimensioni 85 x 98 cm, ha come tema la raffigurazione di quattro colombe sul bordo di un cantaro bronzeo colmo d'acqua a cui una di esse si abbevera e trae il suo titolo dalla descrizione tramandata da Plinio il Vecchio (23 ca- 79 d.C) nella Naturalis Historia (Lib. XXXVI,184) di un mosaico eseguito dall'artista Sosos di Pergamo nel II secolo a.C.: "mirabilis ibi columba bibens et aquam umbra capitis infuscans. Apricantur aliae scabentes sese in canthari labro" (c'è una stupenda colomba che beve ed oscura l'acqua con l'ombra del capo, mentre altre prendono il sole e si grattano sul bordo di un cantaro).
Si tratta di un motivo molto apprezzato a quei tempi tanto che nel corso degli anni ne sono state trovate altre copie, diverse nei particolari, tra cui una nella Casa del Fauno a Pompei. Tuttavia il mosaico di Villa Adriana (II secolo d.C.) è il più vicino allo schema originale. La notevole perizia della sua esecuzione crea un effetto pittorico sorprendente.
Il mosaico, che era posto al centro del pavimento di una stanza della villa,ebbe talmente successo che divenne oggetto di numerose riproduzioni. Un anno dopo la morte del Cardinal Furietti, avvenuta nel 1765, il mosaico delle Colombe di Plinio fu venduto dai suoi eredi, unitamente ai citati Centauri, alla Reverenda Camera Apostolica per 13.000 scudi, in seguito alle forti richieste dell'allora pontefice Clemente XIII. Costui volle che le opere in questione, una volte acquisite, fossero conservate presso i musei Capitolini.
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