Questo edificio prende il nome dalla presenza di una grande Peschiera (di forma rettangolare) ornata un tempo da una serie di statue che trovavano il loro alloggiamento nelle nicchie situate lungo il bordo. Detta vasca è ubicata alle spalle della parte dell'edificio residenziale ed in passato era delimitata da un porticato col pavimento in opus sectile sostenuto da 40 colonne con capitello corinzio. È interessante notare come l'ingegnosità e la praticità dettarono la realizzazione, tra il predetto portico e la suddetta vasca, di un corridoio scoperto un po' ribassato e pavimentato con semplici tessere di mosaico.
Proprio il dislivello del corridoio permise di edificare ben quaranta finestre a strombo necessarie ad aerare ed illuminare la lunga galleria sotterranea, situata sotto il predetto porticato, a cui si accedeva utilizzando una scala muraria, ancora in loco, con gradini marmorei.
Quattro corridoi, ancora ben intonacati, compongono tale galleria rimasta per secoli seminterrata
come dimostra la presenza di iscrizioni di grafomani sconosciuti o illustri (il Piranesi ad esempio), che qui hanno lasciato firma e data del loro passaggio.
Si ipotizza, ma è molto più di un'ipotesi, che qui Adriano risiedesse abitualmente anche nella fredda stagione invernale come attestano le suspensurae e i locali destinati ai praefurnia ( in pratica gli "impianti" di riscaldamento) riportati alla luce nel corso degli scavi. Per tale motivo l'edificio è stato da alcuni chiamato "Palazzo d'inverno".
Che questa fosse la vera e propria residenza dell'imperatore è documentato non solo dall'ubicazione centrale e dominante dell'edificio rispetto al resto dell'estesa Villa ma anche dalla ricchezza, bellezza e qualità dei materiali impiegati sia per la pavimentazione delle stanze che per la decorazione delle pareti.
È pur vero che possiamo solo ipotizzare che ci fosse questa citata ricchezza di materiali poiché l'edificio è attualmente spoglio e disadorno, ma gli archeologici sono riusciti ad appurarne l'impiego osservando le tracce ancora visibili delle grappe nel muro che reggevano le lastre marmoree in opus sectile e del loro allettamento nella calce. Anche lo studio della struttura nel suo complesso d'altra parte propende che il Palazzo ricalcava la tipica residenza di un sovrano con la parte ufficiale più sontuosa e appariscente (ampie sale di rappresentanza) e quella privata più intima e raccolta (riservata all'imperatore, ma sempre bella). La residenza si sviluppa su tre piani che una scala in muratura collegava.
I citati praefurnia erano situati nel piano di mezzo; era infatti questo piano occupato da ambienti di servizio piuttosto poveri e col soffitto alquanto basso.
Il piano nobile si trovava al piano superiore, riscaldato dalle predette suspensurae che d'altra parte si
ritrovano anche nel piano inferiore, munito di lumosissimi e ampi finestroni aperti sul Ninfeo Stadio posto in posizione più bassa. Dal piano superiore si godeva di una bella vista sulla Villa.
Il Palazzo, costituito da due corpi contigui, aveva naturalmente giardini e criptoportici ove passeggiare a seconda della bella o brutta stagione. Utilizzato in entrambe era ad esempio proprio il criptoportico del piano intermedio. Anche se spoglio il Palazzo è ancora imponente soprattutto nella grande sala, riservata nella stagione invernale ai sontuosi banchetti, che si affacciava sul più volte citato Ninfeo Stadio. Delle latrine singole sono state trovate in prossimità di un locale forse utilizzato per le udienze.
Scarica gratuitamente le nostre audioguide o le guide tascabili.
Patrocinio Comune di Tivoli
Assessorato al Turismo