La chiesa di S.Barbara e le polveriere tiburtine

La chiesa di S.Barbara, da tempo sconsacrata, è situata in Via degli Orti, sulla destra per chi scende da Tivoli subito dopo la Porta del Colle e la fontana dei Votani. Per la precisione la chiesetta, del XVIII sec., è posta sotto il Santuario di Ercole Vincitore, accanto al settecentesco Palazzo Pacifici. Qui abitavano gli operai che lavoravano nelle polveriere di Tivoli.
S.Barbara nacque a Nicomedia di Bitinia da ricca e nobile famiglia all’inizio del IV sec.d.C. Visse a Roma e poi nell’odierna Scandriglia. Il padre Dioscuro fece costruire una torre dove la rinchiuse essendo lei cristiana; avrebbe voluto maritarla ad un principe ma al suo rifiuto tentò di ucciderla: Barbara riuscì a fuggire dalla torre e si rifugiò su un monte dove fu ripresa dal padre che la riportò nella torre, qui la torturò ed infine la decapitò. Subito dopo il padre fu incenerito da un fulmine.
Ma torniamo alla chiesetta tiburtina.

Chiesa di S.Barbara
Ingrandisce foto Chiesa di S.Barabara

La facciata del piccolo edificio sacro presenta due lesene laterali, un portale in travertino sormontato da un occhio lucifero mentre il tutto è concluso da un timpano triangolare con volute classicheggianti ai vertici. La cupola è a tempera ed ad affresco. Basilio Salvi, un cittadino romano imprenditore di polveriera, commissionò la tela settecentesca ad olio riproducente il “Martirio di S.Barbara” in sostituzione di un’altra opera meno artistica.

La chiesina è stata restaurata nel 1828 e poi, grazie alla Società Romana di elettricità entrata in possesso del vicino edificio Pantanella, nel 1948.
S.Barbara è patrona di coloro che lavorano presso le polveriere e dei vigili del fuoco.
Un tempo Tivoli era infatti un importante centro produttivo di polvere da sparo, utilizzata soprattutto per l’estrazione del travertino, per scavare gallerie ecc. Il culto per S.Barbara era quindi molto forte nella città, dove si era formata anche una corporazione dei polverari. La cosidetta “strada delle polveriere” si snodava dalla Via Tiburtina e giungeva alla Porta del Colle attraverso Via degli Orti. Una (della Camera Apostolica) era posta fuori della Porta Cornuta (attuale Piazzale Massimo) ma nel 1663 saltò in aria.

Via degli Orti
Ingrandisce foto Via degli Orti

Per evitare altri danni alla città i Marchesi Nerli spostarono quest’ultima in Via degli Orti presso le cosiddette rovine di Mecenate (Santuario di Ercole vincitore).
A Santa Barbara la popolazione di Tivoli aveva dedicato un canto agiografico molto conosciuto in passato e di cui riportiamo il testo in dialetto locale.

"Quanno che Santa Barbara nascine/ subitamente la madre morine/ lu patre non avea che se ne fane/ drento a’na rotticella la chiea a buttane./ Quanno seppi che s’era fatta grande/ se mette pe’la strada e pe’la via/ “La vogghio retrovà Barbara mia”/ Quanno che stette a quelle sante porte/ pià ‘na pietra e ce la sbatte forte./ S’affaccia Barbaroccia alla finestra/ co ‘na corona ‘mmani e’n’atra ‘ntesta./”O tata, tata, che sei venuto a fane?”/ “Figghia te so’ trovato a maritare”/ “O tata, tata, maritu l’ho pigghiatu/ lu figghiu de Maria me so sposatu”/ “Lu figghiu de Maria lascialo andane/ che ‘nu riccu ‘mperator te vogghio dane”/ “O tata, tata, dammela la morte/ lu figghiu de Maria è lu mio consorte./Agghiutame Maria mo’ ch’è tempu/ non lo so’avuto mai tantu spaventu”.

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