Purtroppo oggi non esiste più. Essa era situata, fuori dalla città, a pochi metri dall'ingresso secondario della vicina Villa Braschi (costituito da due splendide rampe convergenti) sul Viale Cassiano. Oggi la zona è un magnifico belvedere da cui l'occhio spazia sulla sottostante Pianura Romana; proprio questo particolare indusse gli amministratori comunali dell'immediato dopoguerra ad abbattere, anziché restaurare, i resti della chiesetta che i bombardamenti della 2° guerra mondiale avevano gravemente danneggiato senza contare che il piccolo edificio "strozzava" la viabilità con la sua presenza. Così fu deciso di spazzare via i resti di una chiesetta storica.
Prima di tutto spieghiamo perché la denominazione "Romitello", termine usato ancora dai tiburtini per indicare quella zona: essa era dovuta al fatto che annesso alla chiesetta era un piccolo locale usato come romitorio dagli eremiti che uno alla volta qui soggiornarono col passare del tempo. La chiesa fu realizzata nel Seicento grazie ai finanziamenti di un facoltoso tiburtino, un certo Cosimo Gismondi, per collocarvi un dipinto della Vergine della Maternità (infatti la Madonna era ritratta nell'atto di allattare il Piccino) da lui conservato nelle sue proprietà; tuttavia la chiesetta fu sottoposta allo ius-patronato dei Gismondi.
Molti sono i miracoli che la Sacra immagine fece tra cui il ridonare la vista al card. Carlo Emanuele Pio di Savoia il cui stemma fu poi collocato sul prospetto della facciata. Quale fosse l'aspetto della chiesetta lo possiamo dedurre dalle foto che ci sono pervenute: era piuttosto piccola con una copertura a tetto spiovente ed un campanile a vela. Sul prospetto della facciata, sopra l'ingresso, si apriva un finestrone rettangolare sormontato dal predetto stemma dei Savoia.
Foto tratta da "Le vie di una città" di Gino Mezzetti.
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