La Madonna delle Grazie e il suo secentesco rivestimento argenteo

In occasione dell’Inchinata, sotto due archi di mortella, si incontrano il Trittico del Salvatore e l’ “Avvocata” ovvero la Madonna delle Grazie. Il Primo è imponente nel suo antico rivestimento argenteo; così, forse proprio per rendere più preziosa l’icona mariana e per “uguagliare” sia pure in tono minore la copertura del Trittico, l’Università dei muratori e dei cementari (incaricati di scortare la Vergine in processione) commissionò nel 1656, secondo lo storico V. Pacifici, il rivestimento argenteo sbalzato per il quadro della Madonna delle Grazie all’ argentiere allora più in auge. L’artista però non riuscì a dare alla sua opera una valenza artistica eccelsa giacché la copertura argentea risulta alquanto grossolana nella realizzazione delle figure in essa rappresentate.


Ingrandisce foto Madonna delle Grazie

Il rivestimento, che misura cm. 103 x 65, presenta due aperture di diverse dimensioni. La maggiore permette di ammirare il volto della Vergine (del sottostante dipinto) ed è affiancata dalle figure in rilievo di due angeli che portano una palma in segno di pace e sorreggono la corona sul capo di Maria.

Dall’apertura minore fuoriesce la mano destra della Madonna. Nella parte bassa del rivestimento, tra un cielo stellato, è raffigurato S. Gregorio Magno (protettore dei muratori e dei cementari) in abito pontificale, con la tiara in testa, ammantato, la mano destra alzata e con una lunga croce nella sinistra. Lo affiancano due angeli. Nell’estremità inferiore è riportata l’iscrizione “AVE GRA PLENA DNS TECUM / SOCITAS CAEMENTARUM ET FORNACIARIOUM”.
Il rivestimento presenta il bollo camerale (che il Bulgari ha identificato con il n. 22), utilizzato nell’arco di tempo che va dal 1642 al 1658, e quello dell’argentiere (in questo caso un gambero). Due furono gli argentieri che lo utilizzarono: Sebastiano Gamberucci (dal 1634al 1658 anno della sua morte) e Marco Gamberucci, suo nipote. Costui fin dal 1642 lavorò con lo zio nella bottega, che ereditò alla sua morte. Marco utilizzò il bollo di Sebastiano fino al 1676 poi lo sostituì con un altro.


Ingrandisce foto Festa dell'Inchinata

Nel caso del rivestimento della “Avvocata”, esso dovrebbe essere stato realizzato da Marco (specializzato nel fare bassorilievi argentei come il Bulgari attesta) nel 1656 e ciò per due motivi: perché egli prese la patente di argentiere proprio in quell’anno e perché a tale anno corrisponde anche il bollo camerale n.22 (usato da C. Colleoni). D’altra parte si può escludere senz’altro che l’argentiere fosse Sebastiano in quanto costui utilizzò il n.19 ed il n.20.

Attualmente il rivestimento argenteo è ancora più bello essendo stato impreziosito dalla corona, applicata in occasione dell’incoronazione della Vergine il 17 agosto 1851, e dalla croce stellata donataLe per il I° centenario dell’incoronazione nel 1951.
La copertura è conservata in un luogo idoneo, insieme alla corona della predetta incoronazione ed agli oggetti preziosi ricevuti in dono dai fedeli. Il quadro doveva far parte di un'opera più complessa: aveva due sportelli raffiguranti probabilmente S. Francesco e S. Antonio da Padova. La macchina processionale, su cui l’icona mariana viene posta in occasione dell'Inchinata, risalente al 1820, è in legno dorato, caratterizzata da una raggiera centrale ai cui fianchi si snodano due costoloni di ornati a festoni di foglie e fiori, con testine di angeli e candelabri. Sul margine superiore della macchina sono librati in volo due angeli dorati e sorreggenti una corona chiusa che fa da baldacchino. Questo non comune lavoro di intaglio è stato restaurato nel 1996. Il manto azzurro, apposto sulla parte posteriore della macchina, è del 1973 e sostituisce quello del 1890.

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