Chi visita la Cittadella, così come chiamano i tiburtini l'Acropoli, non può non visitare la chiesa di S.Giorgio posta nella Piazza omonima che si raggiunge da Piazza Rivarola, transitando per Via della Sibilla (così chiamata in ricordo della Sibilla tiburtina o Albunea) e prendendo a sinistra per Vicolo Ciaccia.
Il luogo di culto è esteriormente alquanto semplice nel suo prospetto: un'unica apertura sottolineata da un architrave in travertino con timpano, un rosone lucifero posto quasi a metà altezza della facciata che si conclude con un timpano triangolare abbastanza lineare. Il campanile è a vela. Per entrare in chiesa si deve leggermente scendere essendo il sacrato, delimitato da un colonnato, sotto il livello stradale della Piazza. Un'iscrizione sul portale informa il visitatore sulla data di edificazione (1601) e sul Santo a cui è dedicata (S.Michele Arcangelo). Nell'interno si trova un'unica navata.
La chiesa in passato era infatti consacrata a quest'ultimo ma le sue origini sono antichissime. Qui infatti secondo gli storici tiburtini, che ricordano come la dea Vesta aveva proprio in quest'area il suo culto, sorsero verso il Mille le chiese medievali dei Santi Adriano e Natalia, di Santa Maria. Qui fu costruito un monastero dipendente dall'Abazia di Farfa, cui Tivoli fu sempre legata, mentre fu sempre in guerra con l'Abazia sublacense in quanto quest'ultima, essendo appoggiata dal papato, impadroniva di terreni e proprietà della curia tiburtina.
Più tardi la chiesa, detta di San Michele Arcangelo fu affiancata dal monastero delle Clarisse che avevano lasciato il loro convento di S.Giovanni Battista, eretto sull'area del Santuario di Ercole Vincitore, per trasferirsi prima in quello di S.Caterina situato presso l'attuale Piazza Domenico Tani (ex Piazza dell'Olmo, ex Piazza del Mercato) e poi finalmente nel 1571 qui. In occasione di tale insediamento il card. Ippolito d'Este regalò loro un quadro del grande Raffaello in cui era ritratto S.Michele. Poiché la chiesa custodiva anche un dipinto raffigurante S.Giovanni Battista nel deserto, si capisce facilmente il perché essa organizzava annualmente tre grandi feste per S.Michele,per S.Chiara e per S.Giovanni Battista. Poche sono le opere d'arte che attualmente la chiesa conserva: un duecentesco tabernacolo delimitato da due colonne laterali e impreziosito da mosaici; una splendida Annunciazione del Rustichino databile ai primi del XVII sec., ben restaurata ed abbastanza originale essendo costituita non da un unico quadro ma da due (su uno è dipinto l'angelo, sull'altro la Vergine) ed un altro meraviglioso tabernacolo in marmo (destinato a custodire l'olio santo) del XIII sec. dello scultore Angelo da Tivoli chiamato a lavorare da frate Elia.
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