Essa non è molto lontana dalla Rocca Pia; per raggiungerla si può transitare per via Colsereno e quindi per Via di S.Anna (diamo per motivi di semplicità solo questa indicazione in quanto per un turista è più facile arrivarvi). Sul luogo dove oggi sorge l'attuale chiesa in passato erano edificati due edifici sacri entrambi perduti: S.Maria degli Angeli e S.Clemente papa. Del primo ci resta solo un affresco collocato sull'attuale altare maggiore: vi compare la Vergine col Bambino (XV sec.) contornata da angeli e da S.Anna (aggiunti nel XVII sec.). Del secondo non ci resta nulla; la chiesa di S.Clemente papa fu infatti distrutta nel 1557 in quanto era in una zona che ostacolava le fortificazioni tiburtine le quali dovevano difendere la città essendo in corso il conflitto tra il pontefice Paolo IV ed il re di Spagna, Filippo. In seguito i monaci benedettini la ricostruirono e quindi la vendettero nel 1596 alle suore francescane. Quest'ultime provvidero a restaurarla ma, non potendo affrontare i costi necessari, la rivendettero nel 1610 ai Padri Somaschi. Fu il card. Marescotti, per alcuni anni vescovo tiburtino, a ricomprare la chiesa ed il convento annesso, restaurandoli, corredandoli di una dote e donandoli alle monache del convento tiburtino di S.Elisabetta.
Queste, appartenenti al Terzo ordine francescano, vi si insediarono nel 1705 essendo vescovo il Fonseca; in una lapide, custodita nell'attuale chiesa, si leggono le obbligazioni lasciate dal defunto card. Marescotti alle suore: recitare il Te Deum, il gloria e l'orazione per rendere grazia mentre, alla sua morte, occorreva recitare il de profundis, il requiem e preghiera. Occorreva inoltre celebrare una messa in occasione del 27 agosto per ricordare la donazione del 1701.
Ma vediamo come è strutturata la chiesa. Il prospetto della facciata è coronato da un timpano triangolare molto semplice che definisce la parete sottostante scandita da un'iscrizione orizzontale in due parti: la superiore, più piccola per dimensioni, presenta al centro un finestrone rettangolare con due nicchie laterali mentre l'inferiore, molto alta, custodisce il grande ed unico portale d'ingresso centrale. Per snellire la facciata sono poste quattro lesene (due per lato) che donano all'insieme leggerezza e dinamicità. Nell'iscrizione è contenuta la dedica della chiesa alla Vergine (S.Maria degli Angeli) ed a Sua madre, S.Anna (patrona delle partorienti). Bellissimo è il citato affresco che domina l'altare maggiore che, come si legge nello stucco sorretto da due figure angeliche, è "un altare privilegiato quotidiano": l'espressione della Vergine con il Piccino in compagnia di S.Anna e di angeli è dolcissima. Osservando la I° cappella di sinistra il nostro sguardo è attratto da un enorme dipinto ad olio; vi sono ritratti Papa S.Clemente, S.Francesco e S.Elisabetta; questi ultimi due appaiono posti in posizione subordinata a S.Clemente a cui era dedicata fino al 1557 la chiesa poi distrutta.
Si ipotizza che la tela sia opera secentesca; la presenza del Poverello di Assisi nel quadro è spiegabile con il fatto che il luogo di culto e convento annesso furono occupati dal Terzo ordine francescano, mentre il fatto di aver introdotto nel dipinto anche S.Elisabetta, patrona del terzo ordine francescano, è chiaramente riferibile al trasferimento delle monache (per volontà del predetto card. Maresciotti) dal tiburtino monastero di S.Elisabetta, divenuto poi orfanotrofio di S.Getulio (ubicato sulla sinistra scendendo per Via della Missione dopo aver lasciato Piazza S.Croce; esso si affaccia anche su Piazza Trento) al monastero di S.Maria degli Angeli (in precedenza occupato dai benedettini che avevano ricostruito la chiesa di S.Clemente).
Nella cappella successiva (II a destra) troviamo una copia settecentesca del famoso quadro custodito nel Louvre a Parigi ed attribuibile a Raffaello o a Giulio Romano: "S.Michele Arcangelo che vince il diavolo". Molto rocambolesca è la storia del dipinto: sembra infatti che il card. Ippolito II nel 1571 avesse regalato alle suore di S.Chiara, trasferitesi dal convento di S.Caterina al Rinserraglio a quello di S.Michele Arcangelo annesso alla omonima chiesetta (Piazza Palatina-Piazza dell'Erbe), il ritratto originale dipinto dal grande Raffaello. Strette da necessità finanziarie in seguito le clarisse lo avrebbero venduto ca. due secoli dopo; per "averlo" ancora con loro ne avrebbero fatto fare una copia che portarono con sé quando, obbedendo al volere dell'allora pontefice Pio VII, in pieno Settecento si unirono con le consorelle di S.Anna coabitando nel monastero di S.Maria degli Angeli. Attraversiamo ora la navata per andare ad osservare le due cappelle sulla sinistra. Nella II si ammira un dipinto settecentesco non molto prezioso in cui compare in maniera rilevante l'episodio dell'Annunciazione mentre in riquadri di ridotte dimensioni compaiono le figure di S.Antonio Abate, S. Antonio da Padova, S.Barbara, S. Chiara e S. Lorenzo. La I cappella invece non custodisce alcun altare; l'ornamentazione a stucco, che ancora è visibile, è frutto di una monaca che la realizzò nel XVIII sec. dedicandola alla Vergine di Loreto.
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