All’inizio di Via S.Valerio sulla destra in un’ abitazione “ contigua” alla Piazza Rivarola, come è scritto in “Viaggio pittorico-antiquario da Roma a Tivoli e Subiaco” di Fabio Gori, si ammira una finestra marmorea guelfa crociata databile al XVI sec. Essa, ripartita in quattro parti dai bracci e dall’asse verticale di una croce, presenta al centro di quest’ultima, una scultura inusuale: una testa. Tale particolarità si rifà ad un tragico evento, narrato anche dallo Zappi, che sconvolse la vita tiburtina: durante le lotte, che videro contrapporsi i sostenitori del Papato e quelli dell’Impero insanguinando terre vicine e lontane. Anche Tivoli esperimentò gli effetti disastrosi del guerreggiare civile essendo i Tiburtini chi guelfi e chi ghibellini.
Ad un certo punto i guelfi locali uccisero i loro avversari politici concittadini, tagliando loro la testa ed appendendola alle finestre delle abitazioni. La finestra fa parte dell’abitazione della famiglia G. Di Pietro; l’ingresso di tale casa si trova invece in Via della Sibilla civico n° 1; esso ha un portale bugnato realizzato col travertino locale, appartenuto in passato alla famiglia Fornari contemporanea di papa Leone X.
Sempre in Via S.Valerio, a destra della predetta finestra guelfa si può osservare una finestra rinascimentale, recante nella parte superiore un’ incisione latina abbastanza chiara nella prima parte “Pax huic Domui” (pace a questa casa) meno poi infatti si legge di seguito“idi”e quindi forse una “o”(potrebbe tradursi, ma è incerto con “in Dio”).
Continuando a scendere per Via S.Valerio su un’abitazione situata sulla sinistra si scorge una bifora di età romana. L’elemento decorativo che la contraddistingue è la colonnina centrale a tortiglione che separa le due aperture.
Percorrendo l’ultimo tratto di Via S.Valerio ormai in prossimità di Piazza Domenico Tani colpisce sulla destra la vista di due finestre situate al piano nobile della penultima costruzione. La particolarità di esse è data dal fatto che sono un lampante esempio rinascimentale che spesso poneva, ripartendole, sull’architrave delle finestre delle iscrizioni latine;
il senso era chiaro solo se si leggeva tutta la frase completa. In questo caso in alto su una finestra è inciso “Spes Mea in Deo est”e sull’altra “Q (ui) est Domin (us) Salvator O (m)niu (m)” che tradotto suona così: “la mia speranza è riposta in Dio che è il Salvatore degli uomini”. Un altro esempio di finestre rinascimentali complementari si ritrova nella vicina via del Riserraglio.
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