Quando scoppiò la peste del 1656 i tiburtini chiesero l’intercessione della Vergine affinché il contagio non si diffondesse in città. Essendo stati esauditi, per riconoscenza costruirono un’edicola situata alla fine di Viale Arnaldi, sulla parete di fondo su cui è appoggiata l’attuale fontanella pubblica. L’edicola in muratura aveva la forma tipica delle edicole: un arco più o meno profondo in cui era inserito (sulla parete di fondo) un affresco, in questo caso non molto pregevole.
Successivamente l’8 dicembre del 1959 fu inaugurata (avendola demolita) al suo posto un’alta stele in marmo avente una sezione triangolare ma con gli angoli smussati; alla sua sommità fu collocata la statua dell’Immacolata, ancora oggi visibile. L’epiteto “del serpente” è un chiaro accenno al serpente-diavolo che la Vergine col suo piede calpesta e vince.
Il Vicolo dei Palatini si apre sulla destra dell’inizio di Via Palatina partendo dall’omonima Piazza. In quest’area sorgevano i “palazzi” abitati dal personale impiegato nel vicino Arengario (il medievale Comune). L’edicola, di autore ignoto, è databile al XVI sec. ed è piuttosto grande: misura infatti cm.160 x 100. Fa bella mostra di sé sulla facciata di un palazzo situato all’inizio del predetto Vicolo ed ha una struttura alquanto complessa; l’affresco infatti è inserito in una specie di tempietto marmoreo con apertura ad ogiva.
Entrambi sono cinquecenteschi con spiccate caratteristiche rinascimentali rintracciabili nella trabeazione, nelle decorazioni; elementi di riporto sono invece le due piccole colonne di altezza diversa su cui poggia la copertura della predetta struttura plastica. Piuttosto rovinato è l’affresco che rappresenta “La Madonna orante” malgrado sia protetto dal predetto tempietto terminante con una cuspide.
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