Costoro presero anche un’altra decisione (comunicata anche ai confratelli del Salvatore): approfittando dell’assenza del Vescovo di Tivoli, Mons. Antonio Fonseca, ed assicurandosi la complicità del Vicario Generale, si appoggiarono ad una banda di seguaci armandoli ed appostandoli nei dintorni di Piazza Santa Croce, dove doveva passare la processione. La cosa però venne risaputa dalla popolazione e dai canonici di S.Maria Maggiore. Semplici cittadini si armarono e si mescolarono ai confratelli della compagnia dei polverari con l’intento di inserirsi nelle prime file della processione e conseguentemente di far retrocedere i canonici della Cattedrale alle ultime posizioni. La tensione esplose in Via della Missione, nei pressi dell’incrocio con Via di Santa Maria Maggiore; le due fazioni si presero a pistolettate ed archibugiate in un pericoloso tumulto. La processione fu interrotta e la macchina processionale del SS.Salvatore riparò in fretta e furia nella vicina chiesa di San Biagio (Piazza del Plebiscito).
Inchinata
Il Padre Domenicano Superiore riuscì a calmare gli animi. Quanto accaduto venne alle orecchie del pontefice Benedetto XIII che ordinò che la processione interrotta fosse ripetuta la domenica mattina del 16 settembre di quello stesso anno e, per assicurarsi che tutto andasse bene, inviò anche una squadra di gendarmi.
Ma la cosa non filò del tutto liscia come risulta dalla cronaca redatta da un Padre Conventuale della chiesa di S.Maria Maggiore il quale fu testimone di quanto accadde. Costui riferisce che i Tiburtini attendevano con impazienza che il Vescovo Fonseca pubblicasse l’ordine di ripetere la processione come il Papa aveva stabilito.