In Sabina l’olivo è coltivato da millenni; gli Etruschi dettero un valido contributo a diffondere l’olivo nell’Italia centrale. La terra dei Sabini risulta particolarmente adatta a tale coltura favorita dall’assolata esposizione a sud e da un clima abbastanza temperato. In genere gli oliveti sorgono su terreni collinari terrazzati nella fascia montana della Sabina e della Tiburtina il che rende inattuabili i metodi dell’agricoltura intensiva e quindi di conseguenza si portano avanti quelli antichi e tradizionali (raccolta fatta a mano ecc.). La Sabina è stata la prima Dop italiana; ne fanno parte 44 comuni (ubicati dodici in provincia di Roma e trentadue in provincia di Rieti).
Grazie agli aiuti dell’Unione Europea, la coltivazione dell’olivo si è qui abbastanza diffusa tanto che si calcola che siano ben 76 mila ettari i terreni interessati a tale piantagione.
La produzione dell’olio è in continuo aumento (sono stati superati i 200 mila quintali) ma ci si propone di fare sempre di più e senza dubbio ci si riuscirà proprio perché proprietarie di tali oliveti sono famiglie locali che curano particolarmente i piccoli appezzamenti da cui viene estratto quello che i Fenici chiamavano “l’oro liquido”.
L’olio sabino è un alimento totalmente biologico con basso grado di acidità (0.7%) ed un bel colore dorato; i cinquecento frantoi macinano le varietà qui coltivate con amore e capacità (Rosciola, Carboncella, Pendolino, Leccino, Salviana, Raia). La varietà più ricercata ma anche la più diffusa qui in Sabina è però la Carboncella; il sapore dell’olio sabino è raffinato e gustoso. Percorrendo la “Strada dell’olio della Sabina” che inizia idealmente a Nerola, un piccolo insediamento posto a 40 km. da Roma, il turista può compiere un interessante itinerario tra gli oliveti ed i paesini più tipici della Sabina (Torrita Tiberina, Montorio, Palombara Sabina ecc.).
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