La classificazione degli oli di oliva

Per un olio essere più o meno pregiato dipende dal grado di acidità e dalla spremitura. Per quanto riguarda l’acidità, essa é più elevata nel caso della raccolta a ”casco”. Le olive hanno un diverso livello di freschezza ed integrità essendoci un certo intervallo di tempo tra quelle che cadono per prime e quelle che cadono negli altri giorni. L’acidità è forte quindi negli uliveti (ad es. della Calabria) in cui le piante sono molto alte (a volte più di dieci metri) per cui la caduta più o meno spontanea delle olive è dilazionata nel tempo. Per questo motivo gli oli migliori sono quelli in cui l’acidità è molto bassa venendo la raccolta fatta a mano (brucatura), per portare giornalmente al frantoio le olive raccolte che così conservano in pieno tutte le loro pregiate qualità organolettiche. Per quanto riguarda la spremitura (che viene fatta sempre tra i 37° ed i 40°) è chiaro che un olio è pregiato se é di prima spremitura. Esso si ottiene spremendo le olive ad una pressione di 10-12 kg./cm2.

Olio d'oliva
Olio d'oliva

In tal modo si ottiene un prodotto alimentare di altissimo pregio a discapito della quantità. In questa classifica troviamo al primo posto l’olio extravergine di oliva di prima spremitura da 0 a 1 gradi di acidità; al secondo posto l’olio sopraffino vergine d’oliva di prima spremitura da 1 a 1,5 gradi di acidità.

Successivamente si può sottoporre le olive già pressate ad una seconda spremitura (questa volta più forte, 60 kg./cm2) per ottenere un olio meno puro ma abbastanza soddisfacente come resa. E’ quello che viene comunemente detto di “seconda spremitura”.
Al terzo posto della classifica troviamo quindi l’olio fine vergine d’oliva di seconda spremitura da 1,5 a 3 gradi di acidità; al quarto posto l’olio vergine di oliva di seconda spremuta da 3 a 4 gradi di acidità (limite di commestibilità). Infine si può ottenere dalle olive spremute per ben due volte, un terzo olio, chiamato “di sansa” chiaramente di qualità scadente che, tagliato con olio extravergine, finisce sulle tavole dei consumatori i quali ci perderanno nel gusto ma ci guadagneranno con il loro portafoglio.

Olive
Ingrandisce foto Olive

Al quinto posto dunque troviamo l’olio di oliva rettificato (è quello con un’acidità superiore ai 4 gradi che con procedimenti chimici viene trattata e fatta scendere a 2 gradi); al sesto infine l’olio di sansa rettificato e l’olio di sansa e oliva che dall’acidità iniziale di 15-30 gradi alla fine dei vari trattamenti scende ad un’acidità di 3 gradi.

Per difendere i consumatori dalle frodi alimentari in questo settore lo Stato italiano ha varato una serie di leggi finalizzate a regolare la coltivazione, la raccolta e la lavorazione delle olive per ottenere un olio d’oliva a denominazione d’origine protetta (D.O.P.) con l’indicazione geografica dei prodotti agroalimentari (I.G.P.). Le regioni italiane che producono questo preziosissimo condimento sono la Puglia, la Liguria, il Lazio, La Campania, la Toscana, l ’Umbria, le Marche, la Sicilia, il Veneto e l’Abruzzo. Orgoglio italiano è il detenere il 40% dei D.O.P. e degli I.G.P. presenti sul mercato dell’Europa Unita. A seconda di dove è coltivato (terreno, altitudine, latitudine ecc.) l’ulivo può dare un olio di colore diverso che va dal biondo paglierino, al biondo oro, al verde-oliva così come diverso è anche il suo profumo. Per quanto riguarda il prezzo chiaramente il più costoso è l’olio d’oliva extravergine di prima spremitura il quale (come tutti gli oli vergini) non subisce alcun trattamento chimico (cosa non esclusa per gli altri tipi di olio d’oliva) e ha un’acidità quasi nulla. Sul mercato il consumatore trova quindi sei tipi di olio.

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