Mazze di tamburo impanate
Torna a
Fra i funghi commestibili più conosciuti ed apprezzati, oltre ai noti porcini, galletti e ovuli, vi è senza dubbio la Macrolepiota procera, volgarmente detta "mazza di tamburo".
Si tratta di una specie molto diffusa che prolifera indifferentemente in boschi di latifoglie o di conifere, come nei prati e nelle radure, dall'estate all'autunno.
Il termine procera deriva dal latino "procerus" e significa letteralmente "cresciuto di più" proprio a testimoniare le dimensioni di questo fungo che possono raggiungere i 30 centimetri,
sia in altezza sia in larghezza. Il nome comune deriva dalla somiglianza ad una mazza di tamburo che ha la forma del cappello quando, nello stadio giovanile, è ancora chiuso.
Ingredienti:
- cappelle di mazze di tamburo
- uova
- pangrattato
- olio extravergine d'oliva
- burro
- sale q.b.
Il cappello è caratterizzato da una carne bianca e tenera a differenza del gambo che è molto fibroso e che quindi risulta meno ideale per essere consumato.
Per il suo caratteristico aspetto, la mazza di tamburo con cappello aperto è difficilmente confondibile con altre specie velenose anche se occorre ricordare la sua tossicità da cruda che sparisce completamente nel momento in cui viene cucinata.
Il procedimento è alquanto facile ma avrete un risultato eccellente.
Prendere le mazze di tamburo, togliere il gambo e pulire bene le cappelle con un panno umido. Sbattere quindi con la forchetta l'uovo a cui va aggiunto un pizzico di sale. Passare quindi le cappelle pulite prima nell'uovo e successivamente nel pangrattato. Una volta impanate si friggono in una pentola antiaderente
con un po' d'olio extravergine d'oliva e una noce di burro.
Aggiustare di sale se necessario, quindi toglierle dalla pentola e passarle sulla carta assorbente.
Servirle ben calde con qualche goccia di limone.