E' questa una gita molto lunga; complessivamente si percorrono quasi 18 km. L'escursione è maggiormente impegnativa se fatta in inverno per cui si richiede un'attrezzatura adatta (ciaspole e/o ramponi) ma il percorso non presenta alcuna difficoltà.
Raggiunta in auto Cappadocia, si prosegue per Camporotondo. Alle prime case del paese si devia a destra (segnale giallo per la SS.ma Trinità) e si parcheggia nei pressi dei residences limitrofi alla carrareccia. Si sale in direzione S-SW fino ad un valico (m.1475). Quindi si scende (si può utilizzare un tratto di mulattiera che taglia alcuni tornanti) fino al rifugio dei pastori del Piano di Cesa Cotta (m. 1359).
Si entra (per carrareccia o tagliando in direzione Sud) entrando nel Fosso Foio, imbattendosi in alcuni cippi restaurati di travertino (che segnavano il confine tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli). Ammiriamo lo stemma pontificio sotto cui è riportato l'anno 1847 e, dalla parte opposta del cippo, l'altro con il giglio e sotto un numero 295. La carrareccia risale e ben prestro si raggiunge il Casino di Troili (m.1329). Si prosegue per il Campo della Pietra fino al rugio Saifar (m.1328) che si lascia sulla desta. Alla curva, prima della salita che porta al piazzale della SS.ma Trinità, e in corrispondenza del segnale del primo parcheggio a pagamento, si prende una mulattiera segnata (bianco-rossi e rossi), in direzione N-W, fino ad entrare nel Fosso di Volatri, che si percorre tutto. Si continua a salire sempre attraversando il bosco.
Si possono osservare carbonaie e piccole radure. Il bosco poi dirada e si giunge ad un ampio prato che precede il Passo del Procoio, noto come Brecogli nella forma dialettale, (m.1589) dove arriva il sentiero dal santuario. Bello il panorama che si comincia ad ammirare: Velino e Cafornia da una parte, Tarino, Cotento e Viglio dall'altra.Una grande croce ed un altare di pietra testimoniano, insieme alle tante altre croci incontrate lungo il tragitto, la presenza dei tanti pellegrini. Dal valico si riprende a salire sul sentiero 683a ben evidente (N-W) che rientra nel bosco percorrendo la parte finale del Fosso di Volatri. Poco dopo si giunge alla Fonte della Fossagliola m. 1687, detta anche Fonte degli Scifi a causa di tre grandi "scifi" (tronchi di legno scavati centralmente) che posti uno di seguito all'altro a livelli diversi ricevono la zampillante e perenne acqua della fonte convogliandola nella vasca terminale.Continuando a salire dritto, sempre attraverso il bosco, si giunge ad un punto dove la vegetazione inizia a diradare.
Si gira a sinistra proseguendo verso la cima del Monte Autore (m.1855) ormai visibile e vicina percorrendone la cresta NE con un semicerchio (N, S-W). Una volta raggiunta, si ammira un grandioso scenario sopratttutto se l'escursione è in invernale. La vista spazia a 360°. La Maiella, il Gran Sasso, il Sirente, Il Velino, il Cafornia, il Tarino, il Cotento, il Viglio e tanti altri sembrano a portata di mano mentre spuntano un po' a fatica dalla coltre di nuvole che li ricopre il Gennaro, Guadagnolo e le cime del frosinate. Dopo la sosta, inizia il ritorno che si fa sullo stesso percorso dell'andata.
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