La statua lignea della Vergine, seduta con in braccio il Bambino, è un altorilievo del XIII sec. di bottega laziale e rappresenta una delle opere in legno più importanti della scultura lignea di questa regione. La scultura è alta cm.130 ed è cava all’interno; la Vergine è avvolta in un pallio arricchito con pietre cabochons e perle, che le copre la testa; la stessa veste preziosa riveste il Bambino che, seduto sulle Sue ginocchia, appare di profilo. La Madonna tiene teneramente abbracciato a Sé con il braccio destro il Piccino che, diversamente da altre sculture non è colto nell’atto di benedire, ma tende verso di Lei il braccio sinistro.
Madre e Figlio sono tutti e due intenti a guardarsi. In seguito all’ultimo restauro, operato nel 1967, sono stati rimossi tutti gli orpelli decorativi apportati nel 1887 e la scultura, riportata alla condizione originaria, certamente vi ha guadagnato.
Un sottile strato di preparazione a gesso la ricopre e su di esso sono qua e là individuabili resti di policromia e di doratura. Sulla statua si sono appuntati i pareri discordi dei critici: alcuni (De Francovich e E.Carli) la ritengono artisticamente scadente, altri (tra cui la citata Toesca) ne danno un giudizio lusinghiero e vi vedono uno stretto rapporto con altre due insigni opere ducentesche laziali anch’esse realizzate col legno: la Vergine di Vico del Lazio e la Madonna di Acuto di Palazzo Venezia. La Toesca inoltre, basandosi anche sull’analisi descrittiva fatta dal Kircher, ipotizza chel’altorilievo della Mentorella aveva sull’altare maggiore una “sistemazione originaria entro un tabernacolo con sportelli apribili”.
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