Il casino, progettato da Percier e Fontaine, fu quindi ideato per essere un rifugio facilmente raggiungibile essendo vicinissimo a Roma.
Il piano nobile ha una galleria di ingresso voltata a botte, fiancheggiata da due piccoli ambienti esterni identicamente voltati. Si entra quindi in un ampio salone con volta a padiglione. I restauri hanno permesso di riportare alla luce: una splendida decorazione pittorica nel salone, parziali affreschi nella galleria e nel secondo locale a sinistra. Nello specchio centrale della volta dell'affrescato cinquecentesco salone troneggia lo stemma cardinalizio dei Colonna sorretto da putti e incorniciato dalle armi di altre famiglie; le quattro Virtù Cardinali sono disposte negli altrettanti specchi laterali sullo sfondo di eleganti grottesche in cui spesso si ripete lo stemma dei Colonna. Sulle pareti del salone è raffigurato un colonnato di ordine corinzio; negli spazi intercolumni si collocano piccole targhe con paesaggi, circondate da festoni di fiori e frutti.
In basso sulle pareti minori, si individuano due nicchie (fanno pensare a porte nel taglio e nell'incorniciatura e forse secondo il progetto avrebbero dovuto esserlo ma non furono poi utilizzate) dove, delimitati da fasce rosse, ritroviamo in alternanza aquile e ovali includenti figure femminili. La parte della galleria, adiacente al salone, mostra ancora parti della originaria seicentesca decorazione sulle pareti su cui è affrescato un colonnato con rami di rose, tra cui si inseriscono diversi motivi. In alto, sulla volta, sono raffigurati figure musicanti.
La residuale presenza di affreschi nella piccola stanza a sinistra comunicante con il salone, fa ipotizzare che anche le sali minori fossero completamente decorate da pitture. Nel 1627 Filippo Colonna intraprese dei lavori al fine di poter fare il gioco della palla a corda, allora tanto di moda. Girolamo Colonna finanziò i lavori per riattivare i condotti della fontane nel 1642 e quindi nel 1663 per la costruzione di un portale.
La villa, in forte degrado, acquistata e restaurata da Alberto Moravia intorno al 1960, è stata in seguito ceduta allo scultore Umberto Mastroianni.
L'antico giardino della villa oggi non esiste più, inglobato dall'edilizia urbana moderna.
I Giardini, ancora splendidi alla fine del XVIII secolo, suscitavano ammirazione nei viaggiatori del Grand Tour; poi cominciò la loro decadenza e all'inizio del XIX secolo divennero noti come Orti Colonna o Giardinaccio (erano stati venduti verso il 1840 dai Colonna alla famiglia marinese dei Batocchi, che li avevano riconvertiti ad uso agricolo).
Nei primi anni del XX secolo iniziò la lottizzazione che ha portato alla nascita di un intero quartiere sull'area degli antichi giardini ducali.
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