Villa Tuscolana o Rufinella: vicende storiche

Attualmente è un albergo.
La Villa é senz’altro la più panoramica tra tutte quelle che sorgono nel territorio di Frascati. La si raggiunge facilmente percorrendo ca. due km della strada che porta a Tuscolo ed altrettanto semplice è individuarne l’ingresso costituito da un cancello ubicato sul lato destro della carreggiata. Il terreno era di proprietà dell’Abbazia di Grottaferrata e tale rimase fino a quando essa non lo concesse (siamo nel 1564) ad Ascanio Rufini in enfiteusi. Costui era apparentato con monsignor Alessandro Ruffini o Rufini, vescovo di Melfi tra il 1548 e il 1574, parente del pontefice Paolo III (al secolo Alessandro Farnese) e facente parte del circolo farnesiano. Tale monsignore era il proprietario della “Rufina” (divenuta poi Falconieri), un’altra villa frascatana. Fu proprio quest’ultimo nel 1578 ad entrare il possesso dell’appezzamento ed a costruirvi (per alcuni già c’era) un semplicissimo edificio a forma rettangolare con annesso un altro di sevizio. Pensò anche al nome da dare alla nuova proprietà e ricorse al vezzeggiativo "Rufinella” per distinguerla dalla “Rufina”. I soldi spesi per finanziare le due Ville lo indebitarono e così, alla sua morte, la “Rufinella” divenne proprietà della Camera Apostolica.

Villa Tuscolana o "Rufinella"
Ingrandisce foto Entrata alla Villa Tuscolana

Quest’ultima se ne disfece ben presto vendendola al cardinale Ferreri, che provvide, oltre che a fare urgenti lavori per migliorare la costruzione, anche a cambiarne il nome: non più “Rufinella” ma Villa Ferreria. Il porporato nel 1585 la regalò al cardinale Francesco Sforza; due anni dopo questi la cedette a Mario Santi di Santafiori, un suo nipote il quale se ne disfece subito passandola ad un altro cardinale: Giovanni Vincenzo Gonzaga. Ai primi del XVII sec. la “Rufinella” cambiò ancora proprietari: Vincenzo Nobili prima (1603), Camera Apostolica un anno dopo (1604).

Una svolta nelle vicende della Villa si ebbe quando l’allora pontefice Clemente VIII (al secolo Ippolito Aldobrandini) ne fece dono al nipote, il cardinale Pietro. Quest’ultimo la mise a disposizione di un suo parente malaticcio, il cardinale Deti che vi soggiornò sino alla sua morte avvenuta nel 1630. Nove anni dopo Olimpia Aldobrandini mise in vendita la Villa che fu acquistata dai marchesi Sacchetti. Furono poi i Padri Gesuiti a possederla ad iniziare dal 1740. Tali religiosi appartenevano all’ordine della Compagnia di Gesù fondata da S.Ignazio da Loyola; costui aveva ottenuto il 3 settembre del 1539 nella Rocca Pia a Tivoli l’approvazione del Papa Paolo III che aveva riconosciuto la Regola della Compagnia di Gesù con la bolla REGIMINI MILITANTIS (1540). Divenuti proprietari della “Rufinella” i Gesuiti decisero di modificarla per fare in modo che l’edificio potesse rispondere meglio alle loro esigenze. Si rivolsero allora ad un architetto di prestigio: il grande Luigi Vanvitelli che ne fece una dimora lussuosa ma nello stesso tempo abbastanza soddisfacente per le loro esigenze conventuali. Il Settecento come si sa fu anche il secolo in cui la passione per l’archeologia si espresse come non mai; proprio alla “Rufinella” furono fatte delle escavazioni che accertarono la presenza di resti di una villa romana chiamata “Tusculum”appartenuta nientemeno che a Marco Tullio Cicerone.

Villa Tuscolana o "Rufinella"
Ingrandisce foto Villa Tuscolana o "Rufinella"

Costui, come è noto, era il grande oratore nato ad Arpino il 3 gennaio del 106 a.C., nemico di Catilina e di Clodio. Sembra che, proprio stando nella villa Tusculum, egli apprese la notizia di essere stato bandito con altri sedici repubblicani. Di lì a poco il 7 dic. del 43 fu ucciso dal centurione Erennio presso Caieta (Gaeta).

In seguito a tali ritrovamenti archeologici la “Rufinella” cambiò definitivamente nome essendo nota come la “Tuscolana” ma mutò anche proprietario: la Compagnia di Gesù fu soppressa da papa Clemente XIV nel 1773 (si ricostituirà nel 1814 per volere di Pio VII) ed anche la loro villa frascatana ritornò alla Camera Apostolica anche se per pochi anni. Concessa in enfiteusi per un certo periodo, la Villa fu acquistata (siamo ormai nell'età napoleonica) dai figli del Comellè, che a Roma ricopriva il ruolo di console francese. Detto possesso fu abbastanza limitato nel tempo poiché costoro furono più o meno costretti a rinunciarvi subentrandovi Luciano Bonaparte, fratello di Napoleone con cui era venuto in urto. Costui, stabilitosi a Roma (1804) ottenne dal papa il principato di Canino (1814); si riconciliò con Napoleone durante i cento giorni. Fu lui a far attuare alcune migliorie alla “Tuscolana”, ma poi, avendo fatto la triste esperienza nel 1817 di subire un tentativo di sequestro ad opera dei briganti (il brigantaggio era una piaga sociale molto grave che richiese uno sforzo forte per essere estirpato all'indomani dell'Unità d'Italia) se ne disfece cedendola nel 1820 a Maria Anna di Savoia, duchessa di Chablais. La Rufinella fu ereditata quindi da Maria Cristina, sposata al re Carlo Felice di Sardegna, undecimo figlio di Vittorio Amedeo III, salito al trono per abdicazione del fratello Vittorio Emanuele I (1821). Fu poi Vittorio Emanuele II ad entrarne in possesso; a lui subentrò la nobildonna Elisabetta Aldobrandini Lancellotti. Fu la nuova proprietaria a realizzare il progetto con il quale si provvide a collegare la Tuscolana sia con Villa Aldobrandini che con Villa Lancellotti (entrambe sue). I discendenti Lancellotti ne sono restati in possesso fino al 1966 anno in cui l'hanno venduta ai Salesiani che provvidero ad intraprendere radicali lavori di ristrutturazione resi necessari dai danni subiti dalla Villa nel corso del secondo conflitto mondiale.

Nei dintorni

Approfondimenti

    Le guide di Tibursuperbum

    Con il patrocinio del Comune di Tivoli, Assessorato al Turismo

    Patrocinio Comune di Tivoli

    Assessorato al Turismo