“La Rufina” deve il suo nome a chi la fece edificare (lo testimonia una lapide) vale a dire monsignor Alessandro Ruffini o Rufini, vescovo di Melfi tra il 1548 e il 1574, parente del pontefice Paolo III (al secolo Alessandro Farnese) e facente parte del circolo farnesiano. Probabilmente venne a Frascati in quanto il papa aveva progettato un’ azione di ammodernamento della città, conclusasi nel 1540; occorre inoltre tener presente che Mario Rufini, fratello del monsignore, era molto legato al Pontefice per cui si vedeva assegnati incarichi di fiducia fra cui quello di castellano in Castel Sant'Angelo tra il 1545 e il 1560. Monsignor Alessandro era quindi ben introdotto e ciò spiega il fatto che nel 1548, grazie alla Camera Apostolica, entrò in possesso anche di un terreno contiguo a quello in cui stava costruendo la sua Villa; l’acquisizione di tale terreno, detto della “Maddalena” (per via di una cappella in loco poi abbattuta) era necessaria per permettere un maggiore ampliamento del costruendo edificio.
Fu quindi monsignor Alessandro che fece costruire la splendida dimora tra il 1540 ed il 1550. Si ipotizza tuttavia che la costruzione fosse terminata nel novembre del 1549 poiché vi avrebbe soggiornato lo stesso Paolo III, il papa del Concilio di Trento, morto nello stesso anno. A ricordare la presenza dell’illustre ospite, è lo stemma farnesiano dell’unicorno in una stanza della Villa. Altra importante testimonianza per la datazione dell’avvenuta edificazione della splendida dimora in questione, è una medaglia del 1549,
su incisione di Federigo Gonzaga, fatta coniare dal citato papa (in occasione dei lavori di restauro operati a Frascati) in cui è ritratto il paese ed un edificio con quattro torri (la Villa in questione).
A ben guardare si legge sulla medaglia in basso “Tusculo rest” ed in alto “Rufina”; quest’ultima parola è inserita tra la raffigurazione di Frascati e la costruzione con quattro torri.
Tale Villa è quindi a buon diritto la più antica tra quelle edificate a Frascati a partire dal XVI sec. Nel 1555 la ricca dimora venne anche servita di acqua (la zona era ricca di sorgenti). Purtroppo le spese affrontate per edificarla erano state così ingenti che, costretto dai debiti, monsignor Rufini fu costretto a venderla nel 1563 a Francesco Cenci (quello che segregò sua figlia Beatrice nella rocca di Petrella Spalto). Costui a sua volta la rivendette dopo un decennio al cardinale Francesco Sforza. Illustri personaggi dell’entourage di Gregorio XIII tra cui persino il cardinale Guastavillani, nipote del papa, soggiornarono qui come ospiti. Fu quindi il cardinale Giovanni Vincenzo Gonzaga ad acquistarla nel 1587 ma il possesso durò poco. Tornata agli Sforza sembra che costoro nel 1603 la vendettero al cardinale Montalto.
Nel 1623 fu comprata da Eleonora Orsini; nel 1628 la rilevò Orazio Falconieri pagandola 12.000 scudi e per più di due secoli quest’ultima famiglia ne mantenne il possesso. Ormai per tutti La Rufina era nota come Villa Falconieri resa sempre più bella anche grazie ai grandi lavori compiuti sotto il cardinale Alessandro Falconieri, morto nel 1734.
Estintisi i Falconieri nel 1865, la Villa passò nelle mani del conte Luigi Falconieri di Carpegna che poi la rivendette nel 1883 alla principessa Elisabetta Aldobrandini Lancellotti.
Costei donò ai Trappisti delle Tre Fontane di Roma parte della tenuta e la Villa. La proprietà fu riacquistata nel 1905 dal conte Ernest Mendelssohn-Bartholdy per farne in un primo tempo un luogo d’incontro per gli intellettuali prussiani presenti a Roma e successivamente per donarla a Guglielmo II, imperatore prussiano, il quale dopo averla restaurata ne fece la sede di una scuola di belle arti naturalmente prussiana. Illustrissimi ospiti la frequentarono. Finita la I° guerra mondiale con la sconfitta della Triplice Alleanza (in realtà ridotta solo alla Germania e all’Austria-Ungheria), il governo italiano requisì la Villa, facendone sede dal 1925 al 1928 della Direzione Antichità e Belle Arti del Ministero della Pubblica Istruzione. Fu quindi il Ministero degli Esteri ad occuparla nel 1928; nel 1941 passò a quello dell’Aeronautica. In pieno II° conflitto mondiale (precisamente nel 1944) fu requisita dal comando
tedesco. Subì gravi danni all’ala destra (fortunatamente priva di affreschi perché adibita a locali di servizio) in seguito al bombardamento che colpì Frascati.
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