Introduzione alla prima operetta dal titolo “Pezzi di vita”

I ricordi sono propri della memoria dell’uomo; e guai se non lo fossero.
Come si potrebbe sognare il futuro… e il passato?
Sono una delle essenze della vita; vestono di sé, talvolta, e quasi sempre, la poesia; dànno vita, talaltra, ai racconti o ai romanzi cosiddetti autobiografici.

Veduta di Tivoli

Questi miei pezzi di vita sono nati qualche anno fa, per essere pubblicati, su un giornale locale, così come poi in effetti lo sono stati.

Oggi, rileggendoli, la mia mente è andata ancora più in là dei ricordi in essi contenuti, e ha vagato per l’aria strana di quei tempi del primo dopoguerra, che i nostri genitori, e noi di riflesso, hanno vissuto nella speranza della rinascita dalle macerie, non solo materiali, che le bombe ci avevano lasciato. Come triste realtà.

Noi ragazzini, poco più che bambini, non soffrivamo certo i disagi che opprimevano i nostri padri e le nostre mamme.
I nostri occhi si aprivano sui primi anni di scuola, e sulle nozioni da imparare, subito lasciate sui banchi appena uscivamo fuori, proiettati ai giochi cogli altri ragazzini della nostra età, a rincorrere da soli il nostro “oggi” lontani dalle "preoccupazioni” dei genitori, che s’arrabattavano per tentare di mettere insieme, purtroppo, l’oggi e il domani; un oggi e un domani ancora pieni di incognite, che condizionavano purtroppo la nuova esistenza.

Bene o male, oggi lo possiamo dire, ne siamo venuti fuori.
La vita è andata avanti, debbo dire quasi sempre uguale, negli anni, ma sempre decente. E ho potuto constatare e quindi ripensare, dunque, la necessità e l’utilità dei ricordi, ai grandi sacrifici fatti per noi prima bambini, poi ragazzi, quindi studenti, giovanotti, uomini.

Voglio dedicare queste modestissime cose, ai miei genitori, che non ci sono più.
Da me non hanno avuto niente.
Abbiano almeno questa dedica.

Marcello de Santis