Questo genere letterario, le cui origini non sono ancora accertate e che alcuni collegano al clima della renovatio Imperii dell'età di Ottone III, è già affermato nella Graphia aureae urbis Romae, seu Antiquitates urbis Romae (principio dell'XI sec.); con la stampa, i Mirabilia si moltiplicarono: la prima edizione è del 1475 circa, forse per il giubileo. Ed ecco allora che in questo particolare dell'affresco sono raffigurati alcuni monumenti di Roma: il Colosseo, la Piramide Cestia, Castel Sant'Angelo, l'Arco di Tito, le Mura Aureliane, il Teatro di Marcello, il Ponte Nomentano. La scelta della città eterna era simbolica: rimarcava il forte legame tra la dinastia dei Gonzaga e Roma, avvalorato dalla nomina cardinalizia di Francesco Gonzaga, effigiato proprio sotto questo particolare della città eterna e poteva anche essere una citazione beneaugurante per il cardinale quale possibile futuro papa.
Se Mantegna non poté trovare Tivoli nei Mirabilia urbis Romae, si giovò invece del passo del geografo greco Strabone (ante 60 a. Cr.-20 d. Cr.) che oltre a parlare del sito di Roma nella Geographia 5.3,2 e 7-8, accenna alla nostra città, nello stesso libro 5.3 paragrafo 11 con il Tempio d'Ercole, la cascata, la fertilità del suolo, le acque albule e il travertino portato a Roma con l'Aniene navigabile: «La via Valeria comincia da Tivoli e conduce fino al territorio dei Marsi, e in particolare a Corfinio, capitale dei Peligni. Le città latine che si trovano su questa via sono Varia, Carseoli ed Alba. Non lontano dalla stessa via è situata la città di Cuculo. Tivoli si scorge da Roma, come Preneste e Tuscolo: vi si trova, con un Heracleum (tempio d'Ercole), una bella cascata che l'Aniene, già navigabile in questa parte del suo corso, forma cadendo dall'alto di una montagna in una valle profonda e molto boscosa che è vicino alla città. Poi, sotto questo punto, l'Aniene attraversa una pianura procedendo lungo le cave da dove si estrae la pietra tiburtina e pietra di Gabi, detta quest'ultima anche pietra rossa; circostanza singolarmente favorevole allo sfruttamento di queste cave poiché il corso del fiume facilita il carico e il trasporto dei materiali con i quali si costruisce la gran parte delle opere d'arte di Roma. Nella medesima pianura, scorrono le Acque Albule, acque fredde, che fuoriescono da numerose sorgenti, e che, prese come bevanda, o utilizzate sotto forma di bagni, agiscono efficacemente in un gran numero di malattie».
Ecco allora la presenza di una ricostruzione ideale del tempio d'Ercole a Tivoli: per indicare il santuario tiburtino l'artista ne ha rappresentato la divinità dedicataria collocando in evidenza, a destra dell'edificio, il colosso di Ercole, con sulle spalle la pelle del leone nemeo, sopra un basamento cilindrico, inserendo nel timpano del tempio la figura dell'eroe seduto, quale si ritrova in un medaglione di Antonino Pio e in un clipeo di età adrianea dell'arco di Costantino. Anche le cave di travertino (nell'affresco vediamo sulla destra, al centro, i cavatori che lavorano la pietra) attirarono l'interesse del Mantegna, proprio perché nella corte dei Gonzaga il marmo era cosa rara e poco utilizzata e lo stesso artista dovette produrre delle grisaglie negli ultimi anni dalla sua carriera, per dare l'impressione con la sua pittura di bassorilievi marmorei.
(novembre 2018)