Ma ritorniamo al particolare: il genio di Giorgione ricorre qui alla figura retorica visiva del lampo per rendere l'effetto acustico del tuono, mezzo per la trasmissione della profezia della Sibilla Tiburtina, che scuote lo status quo precedente, con l'annuncio appunto di una nuova èra. Perciò immagini atmosferiche che vogliono trasmettere dei sentimenti, che comprovano il fecondo scambio tra artisti nordici e quelli di area veneta, anche se è assente, in questi ultimi, il carattere selvaggio, la ruvidezza rinvenibile in molte opere nordiche (il Mediterraneo avrà pure una sua influenza!). L'ambiente dell'oracolo è perciò quello tiburtino, laddove a Tivoli il culto più importante era quello di Ercole, culto favorito di Ottaviano Augusto che era solito amministrare la giustizia sotto i portici del Santuario di Ercole Vincitore e lo stesso Mssimiliano si vantava di discendere da Ercole, ed i frutti della sua politica saranno raccolti dal nipote Carlo V con il Sacco di Roma del 1527, con il tentativo di fondere le figure imperatore-papa.
Proprio Roma sarebbe allora la città raffigurata sullo sfondo, la città santa che sarà saccheggiata perché ritenuta la peggior nemica dell'imperatore e la nuova Babele, sede dell'Anticristo, ed allora si spiega l'ibis sul tetto a spiovente che sembra presagire gli avvenimenti futuri. Ed infatti la leggenda medievale della Sibilla Tiburtina preconizza la devastazione dell'Urbe che consentirà l'insediamento di un principe della pace. Sarà infatti un Asburgo e precisamente Carlo V, il cui nome porta emblematicamente la stessa lettera iniziale dell'imperatore Costantino e di suo figlio Costante, che la leggenda medievale addita come figura messianica, ad assumere il gravoso incarico di guidare, in virtù dell'investitura imperiale da lui concepita come il massimo riconoscimento del potere sovrano, le sorti dell'intero mondo cristiano con l'obiettivo di assicurargli giustizia ed unità della fede già compromessa dallo scisma luterano. Ma naturalmente il soggetto della Sibilla Tiburtina vede la sua apoteosi a Villa d'Este, anche se non siamo d'accordo con Morenghi, quando parla della famiglia di Ippolito II d'Este come "alleata dell'Impero", perché ricordiamolo, sarà proprio l'opposizione di Carlo V ad impedire al figlio di Lucrezia Borgia di salire al soglio pontificio.
Ed allora ecco nella seconda stanza tiburtina, dell'appartamento inferiore, il ciclo degli affreschi di Cesare Nebbia ed aiuti, 1569, tra cui quello dell'adorazione della Sibilla Albunea, con a sinistra un tempio circolare su di un terrapieno, da cui scaturisce una cascata d'acqua che crea un piccolo lago. Corso d'acqua più evidenziato nella prima stesura della "Tempesta", dove al posto del guerriero c'era una bagnante. Anche il folto bosco, sulla destra farebbe ripensare alla tele di Giorgione, così come i soldati inginocchiati ai piedi della Sibilla. Naturalmente anche le architetture sopra la testa del soldato nella "Tempesta" parrebbero alludere alle sostruzioni del Tempio della Sibilla a Tivoli, mentre la base (con le due colonne spezzate sopra, che significherebbero l'età vecchia) alluderebbe come nel successivo dipinto di Caron, La Sibylle de Tibur, all'Ara coeli fatta costuire da Augusto sul Campidoglio a memoria della visione mostratagli dalla Sibilla Tiburtina.
ottobre 2015