Occorre far attenzione ai particolari: la visuale è ripresa da Tivoli ed in primo piano, a destra, abbiamo il monumento certamente più maestoso della pittoresca zona degli Arci, cioè l'arco del ponte dell'acquedotto dell'Anio Novus (38-52 dopo Cristo). Esso si innalza con enormi pilastri in opus latericium impostanti su due filari di blocchi di travertino. Sulla sommità c'è una torretta medioevale a difesa dell'antica porta "Adriana", che nel Medioevo fu collocata sotto questo arco. È facile osservare che la torre medievale ci fa riflettere sulla caducità delle cose umane: alla grandiosità classica subentra il periodo successivo, nel quale i ruderi dell'età romana vengono riutilizzati a scopo anche difensivo. Sembra che la fortificazione medievale di questo arco debba assegnarsi alla fine dell'VIII sec., allorché il papa Adriano I (772-795) (da qui il nome di porta Adriana che ricorda fin dal secolo X quell'arco fortificato) fece restaurare l'acquedotto dell'Acqua Marcia (144 avanti Cristo), che corre a Nord Ovest dell'Anio Novus. Questo acquedotto dovette essere restaurato, nella zona di competenza dell'antica Tibur proprio dai Tiburtini, tale da far ritenere giusta l'osservazione dello storico Marco Antonio Nicodemi che Tivoli, per beneficio del papa Adriano tornasse, come Roma a provvedersi di acqua potabile.
L'Acqua Marcia attraversava infatti il Fosso d'Empiglione con una serie di archi in opus quadratum di tufo. Di essi resta solo l'ultimo sulla riva sinistra del fosso, sotto il quale passa come in antico, la via moderna, già a senso alternato per il traffico veicolare, vera croce di tutti gli automobilisti, prima che fosse inaugurato nel dicembre 2018 il moderno ponte degli Arci. Ma attenzione, l'arco più piccolo che si vede in questo bel dipinto non è quello dell'Aqua Marcia, ma un arco non più esistente! L'imbuto veicolare già provocato dall'arco dell'Aqua Marcia prima della costruzione del nuovo ponte degli Arci non è ripreso in questo dipinto perché l'inquadratura è presa proprio da lì. Il soggetto si concentra sull'arco monumentale, devastato dal passare del tempo e visto contro colline verdi e un cielo azzurro brillante. Per Cole, queste rovine servirono come meditazione sulla gloria transitoria degli imperi e sul ciclo di ascesa e caduta delle civiltà ripetuto nel corso della storia del mondo. Ricordiamo che Cole è il fondatore virtuale della più vivace scuola di paesaggio americana, quella conosciuta come la "Hudson River School" (la scuola del fiume Hudson). Nato in Inghilterra, giunse in America con la famiglia nel 1818 e l'interesse per l'arte fu destato in lui da un pittore di ritratti girovago (ecco il futuro tema "On the Road"), che gli prestò un libro inglese su tale argomento e da cui apprese i primi rudimenti della pittura ad olio.
(novembre 2021)